FERAL FORMS, Premalignant
È sempre benvenuto lo straniamento causato dalla discrasia fra copertina e musica di un disco. Lo trovo sintomo di coraggio, anche se non necessariamente il risultato artistico viene portato a casa. Uno degli esempi recenti più eclatanti è l’ultimo disco dei Carcass. Con i Feral Forms lo squilibrio non è così lampante, e forse nemmeno intenzionale, ma la somiglianza della figura della copertina con una delle teste di creta del cortometraggio di Jan Svankmajer “Moznosti dialogu” è così strabiliante che non mi sono trovato pronto – ma sicuramente ben disposto – a una musica che portava invece completamente da un’altra parte.
Andiamo con ordine. I Feral Forms germogliano nel più fertile sottobosco triestino, con musicisti che si sono formati in gruppi anche molto noti: Paolo nei Claustrum e nei Grime, Chris pure nei Grime ma anche nei The Secret e negli Affliction Vector, Ciro nei Fierce, Federico però non saprei, mi scuso. Questi tre pezzi sono il loro esordio, affidato alle mani di due piccole, ma interessanti, etichette quali Filth Junkies (Repubblica Ceca) e Night Terrors (Olanda), che ne hanno curato l’uscita su nastro. Ma sono sicuro che a breve seguirà anche un’uscita su vinile e cd, perché la musica è altamente competitiva. Il primo, ovvio, rimando è ai Diocletian, quindi death/black metal votato alle grandi velocità e senza particolari momenti di riflessione. Con i neozelandesi condividono anche l’organicità del suono (il mixaggio è opera di Gabriele Gramaglia dei Cosmic Putrefaction, Turris Eburnea…), senza gli squilibri che si sentono nei gruppi del genere: riff perfettamente intelligibili e batteria valorizzata nonostante le corse pazze e le classiche tonnellate di riverbero su qualsiasi cosa passi dalle parti del mixer. Questo, per le mie orecchie analitiche, è importante e mi rende l’ascolto davvero piacevole. Altri gruppi che potremmo citare per dare punti di riferimento stilistici agli appassionati sono Proclamation e Conqueror, i rimandi al War Metal certo non mancano.
Sono solo tre pezzi, forse pochi per fare previsioni, ma la qualità è alta e, nella specifica nicchia di genere, che continua ad essere molto à la page, si può di sicuro prevedere un futuro di successo (non dico roseo perché il colore non si addice alla musica), a patto che si mantengano costanza e impegno.