FEDERICO MADEDDU GIUNTOLI, The Text and The Form

Di Federico Madeddu Giuntoli so pochissimo, se non che fu parte dei DRM, gruppo che, anni fa, diede alla luce Haiku, album che cercai a lungo senza mai riuscire a trovarlo e che divenne per me parte di quello stormo di chimere che sono i dischi immaginati e persi nel tempo. Ora, però, torniamo alla realtà, a quest’album solista prodotto dalla nipponica Flau e intitolato The Text And The Form. D’inizio blandisce con giri di chitarra spessi e delicati, come carta grossa. Poi si avvale di Moskitoo, Sanae Yamasaki (cantante e musicista con diversi album all’attivo su 12K), voce e respiri come lievi farfalle, su substrati digitali e pizzicati, per un incontro di grazie sottili e leggere. La musica di Federico è meditativa e cristallina; la voce, quando c’è, interviene come un bisbiglio, la chitarra arzigogola piano, i brani sono brevi e mai sovraccarichi. Poi di nuovo una presenza, femminile, quella AGF che si limita a passare per un saluto fugace che pare un miraggio. Di nuovo suoni, pianoforti che paiono vetri, batterie, duelli, treni. Con “Unconditional” ritorna l’aria fresca, la voce, la capacità di rimanere in osservazione di un mondo in tumulto silenziosamente.

The Text and the Form mi sembra uno di quei piccoli sacchettini di carta di riso, contenente semenze varie. Piccoli microcosmi eleganti, colmi di vitalità acerba e pronta ad espandersi.

Una bellissima scoperta, non se lo lasci sfuggire chi apprezza i lavori strumentali più delicati ed evocativi.