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FATOUMATA DIAWARA, Maliba

Cinque anni dopo il successo di Fenfo, suo terzo album in studio del 2018, l’artista Fatoumata Diawara – nativa ivoriana ma cresciuta in Mali – torna finalmente sulle scene con un ep: 7 brani nuovi di zecca che pubblica come colonna sonora per il progetto “Mali Magic”, nuovo interessantissimo portale di Google Arts & Culture (fra le varie attività di promozione ed approfondimento culturale dedicato alla nazione sub-sahariana, il portale permetterà l’accesso digitale agli antichi e preziosi manoscritti dello sterminato archivio maliano ospitato nella capitale Bamako, con testimonianze già dal tredicesimo secolo riguardanti astronomia, religione, medicina, legge, magia nera, musica e architettura, messe in salvo dalla distruzione dopo la conquista di Timbuktu da parte dei guerriglieri jihadisti di Ansar Dine).

“Save It”, brano d’apertura dal sofisticato arrangiamento d’archi, è esattamente dedicato alla salvaguardia del patrimonio maliano, alternando il consueto canto nella lingua bambara all’inglese (save save save it); si prosegue con la chitarra acustica, l’organo e il basso profondo di “Kalan”, delicata nenia con un fermo invito dedicato alle ragazze e alla loro educazione, ma soprattutto ai loro genitori: Madre, fa che le nostre ragazze siano istruite. Un giorno potranno essere libere, diventare ministri del nostro governo, essere medici, essere il nostro presidente.

“Maliba” è una danza amabile, il ritmo è scandito dal battito delle mani sotto a un riff di chitarra riverberata e da un irresistibile wah-wah, con l’intervento centrale del rapper Master Soumy (noto da noi per la sua partecipazione nel film documentario “Mali Blues”, presentato al Torino Film Festival 2016) mentre il coro canta in Tamasheq (l’idioma dei nomadi Tuareg) aiutiamo il Mali a trasformarsi in un paese sviluppato, facciamo del nostro paese un paese libero.

“One Day” e “Sini” sono due dolcissime ballate quasi-pop, dove la voce fa sfoggio di quel particolarissimo timbro, a tratti quasi rauco, che la rende tanto ammaliante quanto inconfondibile, con l’arrangiamento d’archi che ci ricorda quella meraviglia d’esperimento che fu il disco del Kronos Quartet Pieces Of Africa del 1992.

La conclusiva “Yakandi” (da vedere il video sul sito di Mali Magic) è un’esplosione di poliritmi ed un inno contro il razzismo che trova la collaborazione del trio hip-hop Biwogoro Gang, oltre a quella di Tenin Nayan Diawara, zia di Fatoumata e anche lei cantante, ma in anni in cui era impossibile per una donna farlo liberamente, cosa che l’ha resa fonte di ispirazione per la nipote fin da bambina. Tre generazioni a confronto, dunque, unite in questo album che conferma Fatoumata Diawara come nuova regina della musica maliana, anche per quella sua particolare attitudine che ha nel rinnovare con rispetto – ma profondamente – una tradizione musicale fondamentale certo non solo per la cultura africana.

Se tra Como (dove risiede con il marito italiano), Bamako e Parigi (dove in questo periodo sta registrando il nuovo album di lunga durata) incontrate un suo concerto, non lo perdete: noi abbiamo avuto la fortuna di vederla dal vivo nel 2018 al Gnaoua World Music Festival di Essouira (Marocco) ed è stato un indimenticabile viaggio musicale di tre ore, spaziando dal Mali a Stevie Wonder (“Superstition”) allo Gnawa, via Prince (“Raspberry Berret”) e ritorno!

Intanto godetevi Maliba e i suoi 33 minuti di canto e musica sofisticata, gioiosa, colorata e importante; poi, per accedere a tanto altro materiale di rara bellezza, non vi resta che fare una girata per Mali Magic.