FATHER MURPHY, Rising. A Requiem For Father Murphy
Rising sancisce la conclusione della vicenda artistica dei Father Murphy, uno dei nomi più originali e apprezzati dell’underground nostrano, uno di quelli che è riuscito a farsi largo alla grande fuori confine: in quasi un quindicennio il duo si è lasciato alle spalle migliaia di chilometri di tour da una parte e dall’altra dell’oceano e ha collezionato attestati di stima da parte di personaggi del calibro di Michael Gira, Jarboe (alla quale hanno di recente fatto da backing band), Geoff Barrow dei Portishead, del solito Julian Cope – sempre attento alle cose italiche – e di gruppi come Mission Of Burma e Deerhoof (il batterista Greg Saunier collabora da tempo con i due per quanto riguarda mixaggio e mastering). Termina con una rielaborazione del modello classico del requiem la narrazione incentrata sul personaggio di Father Murphy, fanatico religioso, prete eretico, quindi eremita e vittima designata.
Il disco in questione è il compimento ammirevole di un processo meticoloso di ricerca di un suono che, attraverso i vari lavori, si è progressivamente asciugato, scarnito, pervenendo all’essenza e conservando, anzi ampliando, una capacità fuori dal comune di atterrire l’ascoltatore e trasferire in musica quel senso di colpa individuato come caratteristica precipua dell’educazione cattolica.
I rintocchi delle percussioni riverberano nel silenzio e scandiscono gli ultimi minuti di Padre Murphy, lo accompagnano al suo ineluttabile destino: l’organo, gli ottoni e l’incedere maestoso, a volte soave, delle litanie sembrano elevare lo spirito, sgravarlo dalle spoglie terrene, alternandosi a sonorità livide e bordoni lancinanti che ci riconducono invece al nostro essere mortali e ci abbandonano allo sconforto, alla paura dell’eterno tormento. È quindi un susseguirsi di emozioni contrastanti ed emergono sensazioni ambivalenti di liberazione ed oppressione, non è un disco che si ascolta a cuor leggero. Accanto al bagaglio consolidato di strumenti acustici processati in maniera eccellente da Saunier, viene lasciato ampio spazio ai silenzi e ai field recordings: le fiamme di “Offertory” ci rammentano il fuoco inestinguibile della dannazione eterna; protagonista di “In Paradisum” è il suono della terra tutt’altro che lieve, mentre la traccia finale è il trionfo della morte rappresentato attraverso i vermi che mangiano la carne e restituiscono alla terra ciò che le è dovuto.
Se ci sia vita dopo la morte non è dato sapere, del destino artistico di Chiara Lee e del Reverendo Freddy Murphy, per il momento, nemmeno. Il disco, doppio, è pubblicato da Avant! Records e, oltreoceano, da Ramp Local: intanto è in corso un fitto calendario di concerti per tributare il giusto commiato da Padre Murphy.