FABIO PERLETTA, Nessun Legame Con La Polvere
Assorbire i suoni e riproporli in sequenze che trascendono la razionalità è un’attitudine centrale nel fare artistico di Fabio Perletta, idea guida attorno cui si è sviluppato e affinato un approccio alla composizione sempre più peculiare e riconoscibile. Non stupisce pertanto vederlo esordire con la sua ultima opera per la prestigiosa Room40 di Lawrence English, traguardo che attesta quanta forza riesca a sprigionarsi da un processo creativo volutamente aperto, depurato dal superfluo e guidato dalla pratica dell’ascolto profondo.
Prendendo a prestito il titolo di un racconto Zen – già utilizzato per nominare una piccola scultura senza suono facente parte dell’installazione “I Fiori Non Vedono Mai I Propri Semi”, da lui presentata a Pollinaria – il sound artist abruzzese propone un nuovo viaggio all’insegna del gesto minimo, delle relazioni che si instaurano tra risonanza e spazio, del silenzio quale elemento generatore di un microcosmo fatto di astrazione e matericità. Legni, metalli, suoni trovati e fraseggi strumentali sono fonti da cui estrapolare i tratti per dipingere un universo sensoriale votato alla riduzione, non intesa come semplificazione ma come mezzo per distillare l’essenziale. Gli ambienti sonori risultanti sono organici, hanno la consistenza dell’impressione e delineano una drammaturgia vibrante, che esalta la singola stilla attraverso la pausa e l’incastro, creando un substrato profondamente evocativo. Operando sul reale Perletta non restituisce una mera testimonianza del tangibile, ma trattenendo i suoi echi incanala l’ascolto verso una dimensione introspettiva che tenta di carpirne il mistero.