FABIO ORSI, Postcards From Russia
Boring Machines ci ha preso gusto e, dopo le immagini in bianco e nero della provincia ravennate di Adriano Zanni, che omaggiavano Michelangelo Antonioni, tocca allo sguardo (e ai suoni) del musicista di stanza in Germania, che testimonia del suo continuo girovagare per l’Europa: si tratta nello specifico di un’interpretazione fotografica avente come soggetto quella parte di continente che si mescola con l’Asia. Postcards From Russia è il frutto dunque del suo peregrinare, tra un set e l’altro, in quei luoghi che ancora conservano il ricordo di un passato paradossale e affascinante (com’è stato il Comunismo) e mostrano segni della rinascita, se proprio vogliamo vederla così, alla luce dei cambiamenti che la contemporaneità ha provato a portare in quei luoghi. Orsi non è nuovo a tale operazione, che potrei banalmente definire foto-geografica: in passato c’era stata un’altra serie, le cartoline dal Sud Italia, Avellino per la precisione, a suggellare l’amore che da sempre lo lega alla Campania, sua terra d’origine. Non è un caso, dunque, che le foto racchiuse in questo box rosso abbiano trovato posto presso una galleria d’arte contemporanea partenopea, lo Spazio Kromia. Questa pubblicazione plurimediale è composta anche da una cassetta: il lato A si apre con la registrazione di quello che sembra un inno ufficiale russo, che man mano si tramuta in una pastorale eterea, tra l’ideale “scioglimento dei ghiacci” della prima parte e l’opalescente incedere della sezione di mezzo, che sul finire si fa sempre più impalpabile. La seconda traccia prosegue nella stessa direzione, ma si fa ancora più criptica e “isolazionista”, perciò viene richiesto all’ascoltatore di provare ad astrarsi fortemente da tutto il resto (qui Orsi garantisce la necessaria “perdita sensoriale-uditiva”, un po’ il suo trademark, ulteriormente accentuata dalle immaginarie rifrazioni e i picchi melodici nel finale). Logicamente di commento musicale ai suoi scatti trattasi: sono immagini contenenti una serie di input che provano a dare un’interpretazione della Russia di oggi, come accennavo. Colpiscono i colori forti di alcune di queste, le contraddizioni e la crescita a vista d’occhio del mercato globale che attecchisce ovunque, o gli sguardi pensosi catturati nei treni (altra passione di Orsi), per non dire delle assi di legno delle tipiche dacie e degli immancabili paesaggi – urbani e non – innevati. In sostanza egli aggiunge un nuovo tassello al suo mondo, generalmente associato alla drone music. I suoi estimatori apprezzeranno parecchio questo vero e proprio oggetto da collezione.