FABIO MINA, Existence / Resistance
Existence / Resistance respira e resiste di un sacco di cose: in primis, ovviamente, del flauto di Fabio Mina, lontano da ogni utilizzo scontato dello strumento, al centro di tutto in interazione con l’elettronica, con loop e sample da esso stesso generati, pedali per manipolare il materiale acustico, sintetizzatori e drum machine, assecondando una sperimentazione profonda e piacevole, e dopodiché della partnership con Okum Produzioni, marchio torinese già su Massimo Silverio che favorisce la sinergia con Manuel Volpe, che qui produce, supporta in fase di composizione e maneggia gli strumenti assieme al padrone di casa.
Questo è il quarto album per il riminese Mina (collaboratore nel corso del tempo, in studio o dal vivo, di Markus Stockhausen, Vinicio Capossela, Rhabdomantic Orchestra e molti altri), nato dalla grande padronanza tecnica di base e dall’indomita improvvisazione durante un paio di session, sfociata poi in brani ispirati dal vento, dal suo sound e dal suo moto. Il suo soffio si collega al flusso d’aria nei legni così come alle correnti ostili che si oppongono al nostro quotidiano, tanto che il titolo dell’opera deriva dalle parole della giovane artista e attivista Ski Um Talx, nativa americana di origini Hopi, alla quale è a sua volta intitolata la propositiva traccia che ne ospita la voce. La ricerca della libertà si riflette in una scaletta che vola su musica contemporanea intrecciata al downtempo (“Vivo”, in bella apertura), world music di scirocco (“Calima”), tribalismo combattivo-spirituale (“Terra”), battiti trip hop e post-folk orientaleggiante (“Ali”), dissolvenza in jazz d’ambiente (“Sento”). Roba ancestrale, aerea e inafferrabile come le brezze che si provano a catturare in copertina. Meglio lasciarle andare.