EZIO PIERMATTEI

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Di recente ci siamo occupati delle sue uscite: quella in solo e la collaborazione con Dan Melchior. Non potevamo non porgli qualche domanda per capire meglio con che tipo abbiamo a che fare, e le sue risposte rimangono sempre interessanti e fuori dal coro. Sono pure divertenti, cosa volete di più?

Ciao Ezio. Raccontami di come è nato Turismo Dentale e del perché hai scelto un titolo cosi curioso (per non dire della copertina poi…).

Ezio Piermattei: Ciao Maurizio. Turismo Dentale è stato assemblato lo scorso febbraio qui a Bologna, ma contiene registrazioni effettuate in tempi e luoghi diversi. Procedo sempre nello stesso modo: per cominciare accumulo materiale, andando avanti per mesi se necessario, dopodiché seleziono i momenti migliori e li monto assieme in maniera piuttosto semplice e istintiva. Il titolo allude alla foto di copertina. Quando ho registrato il duetto vocale tra mia nonna e mia madre presente sulla traccia 7, per rendere la faccenda ancora più imprevedibile, ho consigliato loro di scambiarsi le dentiere (nella foto mia nonna impugna la propria).

Quest’estate è uscita anche una tua collaborazione (in cassetta) per My Dance The Skull con Dan Melchior, ispirata addirittura da nomi come Claudio Rocchi e Nascita Della Sfera. Direi che la cosa è ancora più singolare, visti i risultati dei pezzi, che chiaramente se ne vanno per una strada tutta loro, tra field recordings ed elettronica più o meno pauperista e poco addomesticata.

Esatto, entrambi amiamo quella roba. Dan è un grande appassionato di prog italiano e credo abbia un debole particolare per Claudio Rocchi. In effetti nella cassetta ci sono alcuni passaggi che potrebbero riportare alla memoria le atmosfere di “Rocchi” e soprattutto Suoni Di Frontiera. Dici di no? Beh, in tal caso più che pauperista dovremmo chiamarla “Elettronica Paperista”…

Come hai conosciuto il sig. Melchior? Che affinità senti di avere con lui?

L’ho conosciuto al “Colour Out Of Space” del 2013. In realtà eravamo in contatto già da prima. Una volta tornati da Brighton abbiamo deciso di fare un tentativo, così gli ho mandato alcune tracce via mail. Pensa che nel giro di una settimana ha sbrigato da solo tutto il lavoro, editing compreso. È una persona dolce ed estremamente spontanea, e la sua musica è eccezionale. Spero che in futuro avremo modo di collaborare ancora. Per quanto riguarda le affinità, su due piedi non saprei rispondere.

Faccio qualche passo indietro: in passato hai cambiato vari nomi, Poisucevamachenille, Autopugno, Hum Of Gnats, provieni dai Levis Hostel, e ora continui per la tua strada col nome di battesimo. Il fatto che tu sia tornato alle origini va visto come un cambiamento anche nel modo di pensare la musica, o è solo una pura formalità?

Sì, direi che possiamo vederlo come un cambiamento. Le cose che faccio adesso sono meno musicali, meno suonate. Nei dischi precedenti c’era questa “vena melodica” abbastanza prominente, mentre l’elemento concreto, seppur presente, le era subordinato. Si trattava in fondo di bozzetti pop, per quanto sbilenchi, legati assieme da qualche intermezzo più o meno rumorista. In Turismo Dentale c’è un rovesciamento di fronte. È principalmente un disco di suoni. Anche nel maneggiare strumenti acustici ho evitato con cura qualsiasi accenno di ritmo o armonia. Un’altra novità rispetto a Hum Of Gnats è la totale assenza di campionamenti di musica pre-esistente (e di campionatori). Persino l’intervento di synth/generatori di toni è ridotto al minimo. È in quest’ottica di epurazione del superfluo che potremmo motivare la scelta del nome di battesimo.

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Mi parli di “Poesia Carnosa”, l’evento romano che ti vedrà ospite in un live domani? Va specificato che suoni molto poco su di un palco.

Vero, non ho suonato molto in giro negli ultimi anni, perciò ora spero di poter recuperare. Poesia Carnosa è un festival di poesia sonora messo su da Stefano e Jonida degli Acchiappashpirt, coadiuvati da Marco Cazzella della My Dance The Skull. Memorabili le esibizioni dell’anno scorso di Dylan Nyoukis (con la partecipazione straordinaria del suo vasetto di cetrioli sott’olio) e Ludo Mich al Forte Fanfulla. Per questa quinta edizione il festival si trasferisce al Trenta Formiche. Ci sono tra gli altri Tom White, Daniel Spicer dei Bolide, Silvia Kastel. Tartaglierò qualcosa al microfono anch’io… Ne approfitto per chiedere scusa in anticipo a tutti i potenziali avventori.

Mi spieghi come ci si sente a starsene in disparte nella musica underground italiana? È un mio cruccio, lo so, ma quando penso alla tua musica mi vengono in mente parecchi outsider che per un motivo o per un altro non trovano il giusto spazio giornalistico, tanto per fare dei nomi, anche diversi tra loro: Flavio Giurato, Klippa Kloppa, Le Forbici Di Manitù.

Non è che stia così in disparte poi. O per lo meno non ho una visione così romantica della questione. A proposito: nella recensione di Turismo parli di malessere e disagio… Non so. Possibile che la contiguità con generi solitamente associati a tematiche negative o malsane (tiri in ballo noise ed industrial) possa averti depistato. Ti assicuro che sono distante anni luce da quell’immaginario, e soprattutto da quella mentalità. C’è sempre una spiccata componente ludica in tutto quello che faccio. Ascolta bene i miei suoni. Sono nastri suonati alla velocità sbagliata, pompette amplificate, palloncini, rumori buccali, frammenti di discorsi non-sense, trombe stonate. Suoni buffi, quasi comici, sgraziati, a volte anche stranianti ma mai morbosi. C’è grande spensieratezza dietro, nessun disagio interiore. Riguardo il giusto spazio giornalistico, onestamente non percepisco particolare ostracismo nei miei confronti, anzi, semmai a volte ho avuto la sensazione opposta, e non è necessariamente una cosa positiva. Prendi Hum Of Gnats, trovo che i toni altisonanti di certe recensioni (quella di Leonardo Di Maio ad esempio) siano stati un po’ fuorvianti.

Sei in stand by in questo periodo, o stai pensando a nuove composizioni?

Sto lavorando a una cassetta che uscirà per la mia nuova etichetta. È in cantiere anche una collaborazione con F. Ampism (Paul Wilson dei Bolide), artista di Brighton che fa dei sound collage davvero ottimi. Ci chiamiamo Non – Passerines.

Mi dici cosa stai ascoltando ultimamente, e se i tuoi gusti musicali sono cambiati nel tempo? Consigliami qualche artista/gruppo che dovrei assolutamente conoscere.

I miei gusti non sono cambiati granché. Ultimamente sono quasi sempre in giro, per cui ho meno tempo a disposizione per ascoltare musica a casa. Sul lettore mp3 ho passato un sacco di delta blues e vecchio jazz (roba alla Fletcher Henderson, per intenderci), oltre agli immancabili classici di marca LAFMS / BUFMS. Ieri in treno ascoltavo “Big Gun” di Lucifer, rock strano anni Settanta. Il disco che ho ascoltato di più negli ultimi mesi è Music And Words 2 di Adam Bohman, hai presente? Seguo e ammiro alcune realtà provenienti dal sottobosco britannico che vale la pena approfondire. Label come Singing Knives, Total Vermin, Poot Records, Mantile e ovviamente MDTS e Chocolate Monk. Ah, se non conosci il lavoro di Dylan vatti a recuperare i suoi dischi, iniziando magari da The Acrylic Widow del 2013, è un capolavoro assoluto. Stimo tantissimo anche Crank Sturgeon.

Ti confesso una cosa: come ben saprai questi sono anni di recuperi, ufficiali o meno, di certa musica italiana piuttosto off (Daniela Casa, Francesco Currà, Aktuala, Mauro Pelosi, The Group, Luciano Cilio, Franco Falsini, Fabio Fabor, c’è stato pure il ritorno dei GustoForte). Personalmente credo che le cose interessanti prima o poi tornano a galla, i più curiosi lo sanno bene, ne parlavo tempo fa con Francesca Marongiu degli Architeuthis Rex (tanto per rimanere in tema di outsider). Però mi rimane l’amaro in bocca per come tanti giornalisti in passato si siano incaponiti con le band anglofone, dimenticando che da noi c’erano anche realtà come quelle sopracitate. Tu che sei un artista, e quindi parte in causa, cosa pensi di questa situazione? Oh, poi magari sono io che metto inutili confini al tutto e sbaglio prospettiva storica…

Ho l’impressione che la stampa generalista, a prescindere dal problema esterofilia, abbia sempre avuto difficoltà nel riconoscere in tempo utile la validità di esperienze laterali o non istituzionalizzate. Probabilmente perché fatica ad addentrarsi in campi ristretti, autonomi, in cui non c’è sostanziale differenza tra produzione e ricezione, e dove il metro di giudizio differisce totalmente da quello che informa playlist e classifiche di fine anno. Più facile guardare a posteriori certi fenomeni con uno occhio storicizzante, perché questo non implica nessun coinvolgimento diretto.

Un’ultima curiosità: perché hai incominciato a suonare? Che sensazioni provi quando sei da solo coi tuoi strumenti?

È una sensazione difficile da spiegare. Mi sento come una bambina di otto anni che, aspettando lo scuolabus un mattino di pioggia, viene improvvisamente travolta da un misto di estasi, smarrimento e bisogno irrefrenabile di defecare.