EYEHATEGOD: intervista e report del 17 aprile 2015

EYEHATEGOD

Roma, Init.

Alcune volte succede, per non si sa quali motivi, che due concerti di generi molto simili vengano fissati lo stesso giorno. Questo 17 aprile ha visto a Roma sia gli Asphyx al Traffic, sia gli Eyehategod all’Init, indi le conseguenti bestemmie multiple di tutto il pubblico estremo romano. Quasi tutta la componente metal è andata al concerto dei primi, mentre a quello dei secondi è presente buona parte della scena hardcore, stoner e di quella postcore (inclusi parecchi hipster che non si sa perché siano venuti ad un live del genere). Dopo essere rimasto fortemente indeciso, ho optato per vedermi gli eroi di New Orleans: sono andato per ben due volte a Milano per loro (la prima delle quali era in occasione del primissimo concerto in Italia della band) e l’estate scorsa me li sono beccati sul palco dell’Obscene Extreme, e non potevo, per forza di cose, non vederli anche nella mia città.

Ad aprire le danze ci sono i miei concittadini Wisdoom, band dedita ad uno stoner doom a metà tra Ufomammut ed Electric Wizard. Hanno all’attivo un omonimo mcd e un lp, Hypothalamus, quasi completamente strumentale, che occuperà buona parte della loro setlist, ad esclusione dell’ultimo pezzo, “The Wisdoom”, tratto per l’appunto dal mcd. A Roma non abbiamo altri gruppi del genere e loro sono una certezza, con un muro di suono più che notevole, acido e pesantissimo. Tutti i veri amanti di queste sonorità non possono che dar loro un ascolto. Seguono i Si Non Sedes Is, gruppo screamo/postcore con ex membri dei Concrete, un’istituzione per il genere, sia da queste parti, sia in tutt’Italia. Ammetto di non amarli per niente e di non apprezzare minimamente il tipo di musica che fanno. Sono una band che sa il fatto suo, che ha esperienza e che i fan di queste sonorità seguono con molto interesse. Non mi sento di stroncarli perché obiettivamente non sono un brutto gruppo, ma non sono decisamente nelle mie corde e a dirla tutta non li trovo neanche adeguati al resto della serata.

L’attesa cresce per i sovrani di New Orleans, che attaccano con una “Agitation! Propaganda!” che crea subito un pogo allucinante, seguita da una “Lack Of Almost Everything” che butta giù i muri. Loro non sono di ottimo umore per via di problemi tecnici sul palco: fanno tante pause perché dicono di non sentire nulla, anche se da fuori il suono è perfetto. Fanno un po’ di fatica ad ingranare la marcia, ma quando suonano, non ce n’è per nessuno. La scaletta è strabiliante e sembrano esserci quasi tutte le loro canzoni più note (esclusa “Depress”, che negli ultimi tempi stanno suonando sempre meno): da “Sisterfucker” (della quale suoneranno anche la parte 2) a “Dixie Whiskey”, da “Jackass In The Will Of God” a “Blank” con “Shoplift” subito collegata, fino alle recenti “Medicine Noose” e “New Orleans Is The New Vietnam”. Due ore di live incredibile, con uno dei poghi più violenti che abbia mai visto ad un loro concerto. Il loro altissimo livello stasera è stato perfettamente confermato, problemi e scazzi col fonico a parte.

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Sono anche riuscito a fare quest’intervista a Mike Williams e Jimmy Bower, nel backstage, poco prima dell’inizio del live. È la quarta intervista qui su The New Noise (e la seconda a Mike IX) e conferma la loro incredibile disponibilità come band, dei personaggi veramente alla mano che rendono il tutto più simile ad una chiacchierata tra amici anziché ad un intervista vera e propria.

Gli Eyehategod sono nati dalle ceneri di due gruppi: Suffocation By Faith, nei quali militava Mike, e negli Shellshock dove invece c’era Jimmy. Cosa vi ricordate di quei tempi?

Mike Williams: Suffocation by filth! No faith here, man (ride, ndr)…

Jimmy Bower: Iniziò tutto quando gli Shellshock andarono in tour e Mike ci seguì come merch-guy, stando al banchetto del merch per vendere le magliette.

Mike Williams: Ero il loro merch guy, eravamo amici al tempo!

Jimmy Bower: Aveva una cassetta con i Trouble su un lato e i Melvins sull’altro. Da tempo si parlava di mettere insieme un gruppo che unisse i Saint Vitus e i Trouble con un cantato hardcore. Quella è stata più o meno la nascita del concept.

Mike Williams: Sarà stato il 1986, credo. Ascoltavo già molto i Black Sabbath quando ero ancora in fissa col punk. Molti amici miei che sentivano punk mi dicevano “perchè ascolti il metal di merda?” e io gli rispondevo “ma andate affanculo!”. Avevo il greatest hits dei Sabbath e me lo portavo spesso dietro, anche ai concerti.
Per quel che riguarda i Suffocation By Filth, abbiamo aperto per gli Shellshock un po’ di volte, loro erano un po’ il gruppo di punta della scena del tempo.

Jimmy Bower: La scena di New Orleans non era così grande e ci conoscevamo più o meno tutti.

A proposito della scena di New Orleans: com’era composta? Quali band c’erano? Se non erro, negli Shellshock c’era anche Kirk Windstein.

Jimmy Bower: Kirk è entrato dopo, intorno all’86. Io già da tempo suonavo con loro.

Mike Williams: Gli Shellshock sono stati trai primi gruppi di NOLA, facevano una sorta di hardcore tirato. Poi uno di loro morì (il ragazzo che ricopriva il ruolo principale nel gruppo) e Kirk entrò per sostituirlo e il gruppo cambiò completamente.

Jimmy Bower: In seguito sarebbero diventati i Crowbar!

Mike Williams: Sì, dopo da quel gruppo poi nacquero i Crowbar. In quel periodo andavamo spesso a vedere gli Exhorder, i Soilent Green, in cui suona Brian (Patton, ndr). Eravamo una sorta di famiglia, suonavamo sempre tutti insieme.

Mi sono sempre chiesto come mai i testi nei vostri album siano sempre molto frammentati, sparsi in mezzo al resto dell’artwork. Perché preferite non renderli leggibili più chiaramente?

Mike Williams: Mi piace confondere la gente. È un modo diverso di scrivere i testi, una mia idea per far riflettere di più chi legge.

In questo sei stato influenzato da William Burroughs?

Mike Williams: Sì… dici nello stile cut-up?

Sì sì, proprio quello!

Mike Williams: Certo, assolutamente! Un altro autore che mi ha ispirato è Charles Bukowski. Loro due sono quelli dai quali traggo più ispirazione.

Nel frattempo emerge da dietro Brian Patton e aggiunge “John Fontana!”.

Mike Williams: Tra gli altri autori, mi piace molto Clive Barker. I suoi primi libri, quelli della serie Books of Blood, mi hanno molto ispirato nell’uso di alcuni aggettivi per descrivere la situazione. Mi hanno veramente sconvolto! Ci sono anche alcuni cantanti ai quali mi rifaccio, come il Nick Cave dei Birthday Party e soprattutto Darby Crash dei Germs. Lui scriveva dei testi veramente intelligenti. Quando lo vedi nei video sembra un cazzone perennemente ubriaco, ma era un personaggio veramente intelligente.
Sono stato anche molto influenzato dai fumetti della Marvel. Sul serio! Li ho sempre amati molto!

Quali sono i tuoi fumetti preferiti?

Mike Williams: Oggi non li leggo molto, è diventata una roba che sembra venda di più al cinema. Ai tempi mi piacevano molto Silver Surfer, la Torcia Umana, quella roba lì insomma. È tutta roba di credo 49 anni fa, incredibile come abbia avuto una gran peso sulla mia vita.

Mi ha sempre colpito il concept legato agli Eyehategod, quello delle foto…

Jimmy Bower: Quali foto in particolare?

Quelle ci sono nell’interno dei vostri dischi! Quelle con i bambini che muoiono di fame o tutte le foto in bianco e nero…

Mike Williams: Per quanto mi riguarda, ho preso molta ispirazione dai Discharge. Avevano quelle quattro foto in bianco e nero sulla copertina del disco (si riferisce alla copertina di Hear Nothing, See Nothing, Say Nothing, ndr). Mi ha colpito molto anche quello che facevano gli SPK, la band industrial. Sono stati fondamentali per gli artwork, e anche per i feedback che usiamo, per la componente noise degli EHG.

Jimmy Bower: I primi Swans!

Mike Williams: Beh sì, come non citare i primi due dischi degli Swans!

Jimmy Bower: e ovviamente anche i Saint Vitus!

Mike Williams: In un certo senso le copertine degli Swans non erano poi così diverse da quelle degli SPK. L’artwork di In The Name Of Suffering prende molta ispirazione dagli Swans. Abbiamo scelto di usare il bianco e nero per rendere il tutto più tetro.

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So che a voi il termine “sludge” non piace…

Jimmy Bower: È stupido, noi siamo solamente rock n’ roll.

Io vi ho sempre visto come un Delta Blues, ma più pesante.

Mike Williams: Esattamente come pensiamo noi.

Jimmy Bower: Esatto, d’altronde così è il rock’n’roll!

Mike Williams: Una sorta di blues moderno con altre cose che ci piacciono.

Ci sono dei bluesmen che preferite?

Jimmy Bower: Son House, John Lee Hooker…

Mike Williams: Lightnin’ Hopkins!

Jimmy Bower: Lightnin’Hopkins, Pepper Keenan (scoppiano tutti a ridere, ndr). È un po’ tutto il genere che ci piace, ci riporta ad un periodo in cui nella musica non c’erano regole restrittive, in cui ci si inventava il proprio stile.

Mike Williams: Noi portiamo avanti quello stile, quel modo di fare.

Cosa vi affascina di più di New Orleans? Le paludi? Le strade? La gente?

Jimmy Bower: È tutta l’atmosfera ad affascinarci, la sua storia, i suoi misteri, il Mardi Gras.

Mike Williams: È una città completamente diversa dal resto degli Stati Uniti, non so se ci sei mai stato…

Jimmy Bower: È la città più europea di tutti gli USA, ha un bel mix di culture. Nessun abitante di New Orleans è di New Orleans.

Mike Williams: Una delle altre caratteristiche sono i cimiteri con le tombe in superficie, non seppellite (above ground cemeteries, ndr). C’è una grande cultura della morte, che è sempre presente. È una città molto oscura. Come non citare anche la clinica del metadone (ride, ndr).

Sono passati dieci anni da Katrina, com’è ora la città?

Jimmy Bower: La situazione è sicuramente migliorata.

Mike Williams: Migliorata sì, ma solo per l’1% della popolazione: i quartieri poveri sono rimasti merdosi e quelli ricchi sono rimasti belli. È una città piena di corruzione, che ci influenza molto come band.

Jimmy Bower: Se vivi a New Orleans lo sai…

Un po’ come a Roma, anche qui c’è parecchia corruzione.

Jimmy Bower: Aspetta, noi stiamo parlando dell’uragano.

Mike Williams: È un po’ come quelli che vivono a San Andreas: loro lo sentono quando stanno per venire i terremoti, così come noi sappiamo che dopo un uragano ce ne sarà subito dopo un altro.

Jimmy Bower: Tutta la città è a 16 piedi sotto il livello del mare, quando dovrebbe essere sopra! Ci sono una serie di barriere per proteggere la città dall’acqua, ed è credo questo che rende la gente di New Orleans non curante di quest’aspetto. Ad ogni momento la tua casa può venire sommersa dall’acqua! E succede!

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Avete fatto diversi split, qual è il vostro preferito?

Mike Williams: Mmm, non ti saprei dire…

Anni fa avevate fatto quel tributo ai Black Sabbath assieme agli Anal Cunt…

Mike Williams: Ah sì, la Sabbath Jam! Sta per uscire uno split con gli Psycho, un live di entrambi i gruppi registrato in Italia.

Ah sì? Figata, io conosco Charlie.

Mike Williams: Davvero? Charlie è un grande.

Sì, l’ho conosciuto di persona due anni fa nel periodo in cui vivevo a Boston…

Mike Williams: Sul serio?

Sì, sono stato pure a casa sua, lui ha la sua distro là, gli ho comprato un bel po’ di cose e ho conosciuto pure la moglie.

Mike Williams: È più di quello che ho fatto io, non ho mai conosciuto la sua famiglia!

È un grande!

Mike Williams: Assolutamente! Gli Psycho sono in giro da metà anni ’80, lui era pure nel gruppo di GG Allin. Hanno suonato su Freaks, Faggots, Drunk and Junkies! È forse il suo disco migliore, più hardcore.

Jimmy Bower: Call me a scuuuumfuuuuckkkk!

Parlando dei Black Sabbath, qual è il loro disco che preferite?

Jimmy Bower: Vol. 4!

Mike Williams: Non ne ho idea.

Jimmy Bower: Amo Vol.4 perchè ha un sound grezzo e delle chitarre belle pesanti, per me è quello che gli è uscito meglio.

Mike Williams: Io non so se preferisco Vol. 4 o il primo, che è molto bluesy. Mi piace molto anche Born Again, che ha un sound diverso ma è molto bello.

Nel frattempo The Wisdoom hanno iniziato a suonare e Mike Williams se ne esce con BUOOOUUUOOOOOOO a caso.

Ci sono gruppi italiani che seguite?

Jimmy Bower: Raw Power.

Mike Williams: Raw Power, Cripple Bastards!

Jimmy Bower: Cripple Bastards…e Paul Chain! Io ho anche incontrato Paul Chain.

Mike Williams: Non ricordo il nome del suo gruppo: Death SS?

Jimmy Bower: Io ho il box coi 7” dei Death SS! Mi ricordo che quando con i Crowbar eravamo in tour assieme ai Cathedral in Italia lo beccai.

Mike Williams: Ci sono un sacco di band italiane fighe!

Mike, da cosa trai ispirazione per le tue poesie?

Mike Williams: Dagli stessi autori di cui ti ho parlato prima, in più direi la vita in generale.

Ultima domanda per Jimmy: come stanno messi i tuoi progetti paralleli? Che piani avete con i Down? E soprattutto, i tuoi vecchi side project, Mystic Krewe Of Clearlight e Superjoint Ritual sono ancora attivi?

Jimmy Bower: Coi Down facciamo uscire un nuovo ep in autunno e stiamo tentando di fare altra roba coi Clearlight. Siamo stati molto occupati con tutti gli altri progetti ed è difficile portare avanti i Clearlight. Per quanto riguarda i Superjoint Ritual, suoneremo all’Hellfest!

Se non mi sbaglio non con quel nome, vi presentate come The Ritual?

Jimmy Bower: No, come Superjoint e basta. Ora abbiamo una nuova line up, con un altro batterista e un altro bassista.

Non c’è più Hank III?

Jimmy Bower: No, lui è occupato con la sua carriera solista. È ancora amico nostro, però.

State preparando un nuovo disco coi Superjoint Ritual?

Jimmy Bower: Sì, è un progetto che ci diverte molto.