EXPULSION, Nightmare Future
Ogni volta che spunta fuori un supergruppo viene lecito chiedersi se i nomi coinvolti riescano a risultare clamorosi nello stesso modo in cui lo sono con le loro band originarie. Quest’estate, oltre a portarci un caldo non indifferente, ci presenta l’ep di debutto degli Expulsion, formazione americana con gente come Matt Olivo (Repulsion), Matt Harvey (Exhumed, Gruesome), Danny Walker (Phobia, ex-Exhumed, Intronaut) e Menno Verbaten (Lightning Swords Of Death). Il sound è, com’è lecito aspettarsi, un mix di grindcore alla Horrified e death metal, con alcune parti crust. La produzione di questo Nightmare Future è cristallina e del mixaggio si è occupato Joel Grind dei Toxic Holocaust (non è dunque un caso che le parti più thrash suonino così vicine al suo repertorio). Se sui suoni non c’è veramente nulla da dire, non è lo stesso per i brani: i riff sono quelli che ci si aspetterebbe e di per sé non sono neanche brutti, stesso discorso vale per gli assoli e per il drumming, il tutto però sa molto di già sentito. Le parti più interessanti sono quelle più vicine al d-beat sulla title-track, su “Funeral Bells” e su “Comatose”, canzoni in cui la proposta musicale è molto più personale e fresca. Il resto è un buon modo di suonare del materiale alla Repulsion, seguendo il tracciato senza aggiungere molto altro. Il che, finché si parla di Matt Olivo, non è così sbagliato, questo è il suo stile ed è libero di presentarcelo come vuole. Sentire però un Matt Harvey che imita la voce di Scott Carlson è veramente fastidioso: da un po’ di tempo a questa parte sembra che stia rinunciando alla sua personalità, acquisita in anni e anni di ottimi dischi con gli Exhumed, per emulare i suoi idoli (vedi il plagio continuo e sfacciato a Chuck Schuldiner con i Gruesome, nei quali copia non solo il cantato, ma anche i riff e i suoni dei primi tre dischi dei Death).
È difficile dare un giudizio su quest’ep: è confezionato ad arte per divertire i cultori di una certa sonorità e dopo diversi ascolti non annoia di certo: a suo modo è gradevole, ma è un lavoro – se non vogliamo passarlo come scontato – senza dubbio acerbo. Un compito ben fatto, ma da nomi del genere è lecito aspettarsi di più. I pezzi sopracitati però lasciano intravedere qualche speranza per il futuro: gli Expulsion potrebbero stupirci e non è detta l’ultima, ma ancora non ci siamo.