EXHUMED, Death Revenge
Non hanno bisogno certo di presentazioni gli Exhumed, padri di quel gore metal che agli inizi degli anni Duemila – coi loro primi due album – ha segnato il movimento estremo underground. La carriera degli statunitensi ha sempre avuto un andamento costante a livello di popolarità, mentre il sound si è affinato un po’, passando da influenze death grind “patologiche” dal sapore tipicamente carcassiano fino a incorporare tracce e scorie di melodia derivante dal metal classico. Questo cambiamento si notava già nel predecessore Necrocracy e con Death Revenge la metamorfosi è ancora più marcata, il che non è assolutamente una pecca.
Siamo di fronte a un giusto tributo al death metal che ha per numi tutelari i Carcass di Heartwork. Restano in seconda fila reminescenze gore grind, abbondanti invece in Anatomy Is Destiny o appunto in Gore Metal. Death Revenge è l’album più melodico e accessibile della band: è costruito con gusto malefico e arrangiato con parti piuttosto accessibili, ma che racchiudono pieghe strumentali oscure e cariche di suggestioni horror. Non per altro i testi raccontano storie di omicidi, profanazioni, esperimenti strani fatti da alchimisti in Scozia a metà dell’ottocento, aneddoti decisamente dal sapore gotico. Le reminescenze thrash metal si scorgono in frangenti tritaossa come “Night Work”, mentre in “Unspeakable” si alternano parti ricche di groove grandgruignolesco che fanno sbattere la capoccia contro il muro fino a farla sanguinare. “The Harrowing” richiama sempre i padri putativi Carcass fin quasi a sfiorare il plagio, ma agli Exhumed questo è perdonato. Il death metal presente in queste dodici tracce (a parte due suite strumentali con tastiera ed effetti) pur essendo molto derivativo, è suonato con convinzione, piglio e passione. Un amore incondizionato e sincero verso un genere che ha fatto la storia e trova base, in un ipotetico viaggio a ritroso nel tempo, a metà degli anni Novanta.
In sintesi, questo è un album che conferma quanto gli Exhumed ora aspirino a raccontare storie sempre sanguinarie e maledette, ma in uno stile meno orientato al gore grind e più indirizzato verso il death metal che regalò il successo ad una certa band inglese.