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ETHERNET, Opus 2

Opus 2

Secondo album ufficiale (prima c’erano state alcune auto-produzioni) per il giovane Tim Gray, dopo il promettente esordio per la label chicagoana avvenuto nel 2009 (titolo 144 Pulsation Of Light). Con Opus 2 (intestazione piuttosto enfatica, per la verità) il ragazzo esplora da par suo mondi acquatici e dai confini sempre poco definibili. La continuità con l’album precedente è giusto un pelo intaccata, anche perché al musicista di Portland importa una cosa tra tutte: la possibilità di continuare ad esprimersi su di un immaginario template ancora tutto da sviluppare, ma lo stesso capace di accogliere le sfumature impercettibili del suono (i suoi studi accademici lo dimostrano). Ora, i risultati sono sufficientemente probanti (da segnalare il mare agitato di “Cubed Suns”), ma la sensazione è che Gray si crogioli con cocciuta inesorabilità in quelle atmosfere, che spesso diventano troppo impalpabili (“Monarch”, in apertura). Sia chiaro: è proprio questo uno dei motivi che lo spinge e fare musica, ma il risultato secondo noi non è sempre dei più originali. Pure i ritmi sono piuttosto deboli, come dei lontani ed alieni segnali morse, con la temperatura d’esercizio mantenuta costantemente sotto controllo; non ci sono insomma picchi di nessun genere, giusto la finale e nervosa “Pleroma”.

A conti fatti il pericolo distrazione non è scongiurato, o forse non è proprio il disco che fa per noi. Tuttavia se amate ognuna delle caratteristiche prima elencate immergetevi pure in questo delicato maelström controllato a forza con paranoica devozione. Se invece credete che il disco possa risultarvi indigesto statene alla larga e andate a ripescare in altri ambient-i più corposi, vedi alla voce Stars Of The Lid, o Pan•American (tanto per rimanere sempre in casa Kranky). 

Tracklist

01. Monarch
02. Correction
03. Cubed Suns
04. Dog Star
05. Dodecahedron
06. Pleroma