Eraldo Bernocchi (Sigillum S, Metallic Taste Of Blood, Obake)
Abbiamo preso spunto dai recenti lavori a nome Obake e Metallic Taste Of Blood per una lunga chiacchierata a ruota libera con il sempre disponibile Eraldo Bernocchi. Dal suo background come ascoltatore alla sua opinione sullo stato dell’industria discografica, sono molti gli spunti di riflessione offerti da questo faccia a faccia senza rete con un musicista poliedrico e lungimirante, sempre alla ricerca di nuove sfide e spesso un passo avanti rispetto a tanti blasonati colleghi. Inutile tergiversare oltre, meglio lasciare subito la parola all’intervistato.
Ciao Eraldo, partiamo dal fare un attimo il punto della situazione su cosa sta succedendo in questo periodo: quali e quanti progetti attivi hai al momento?
Eraldo Bernocchi: Ciao Michele. Il mio focus è al momento su Obake e Metallic Taste Of Blood. Non ho mai avuto una band in vita mia perché, come ben sai, non mi è mai piaciuto il concetto stesso di ambiente chiuso, di canzone, di ripetere sempre gli stessi pezzi tutte le sere. Ora mi ritrovo con due band allo stesso tempo e mi sto divertendo un sacco anche perché ad ogni concerto cambia tutto. Poi, ovviamente c’è Sigillum S, che prosegue inesorabile con due uscite future di cui ti dirò più avanti.
Da qualche anno hai anche aperto una tua label, la RareNoise Records. Come si integra con gli altri progetti e come si muove per scegliere quali progetti/artisti far uscire?
RareNoise Records è una creatura di Giacomo Bruzzo e mia, un luogo di follia se vogliamo metterla così… solo due pazzi potevano aprire una label mentre tutte le altre chiudono, falliscono, licenziano gente. Lo abbiamo fatto comunque e ora, piano piano, stiamo raccogliendo i frutti. Stiamo diventando un punto di riferimento per musica “altra”, che non sia solo jazz, sperimentazione, avanguardia, metal… Ci interessa tutto, fatte le debite proporzioni, ovviamente. Ci muoviamo poco ultimamente per cercare artisti, sono loro che trovano noi. Il dramma è che la qualità di quello che arriva è nella maggior parte dei casi orribile o tragicamente derivativa. Il livello sta scendendo vertiginosamente. il 90% dei demo o delle proposte arrivano alla label, Giacomo fa una prima scrematura e me ne parla. Insieme facciamo una seconda scrematura, alla fine resta ben poco. Il più delle volte non rimane nulla. Ma va bene così. Ci interessa musica che ci stupisca o anche no, ci interessa la qualità e che chiunque firmi con RareNoise poi suoni dal vivo, se non c’è live la cosa muore ancora prima di nascere poiché le date e i concerti sono ormai gli unici momenti dove vendi dischi.
Con i miei progetti/band RareNoise si integra benissimo, anche se certe cose sulla label non ci andranno mai, i Sigillum S ad esempio, oppure SIMM che il mio progetto di dub oscuro. RareNoise non sarebbe in grado di gestire roba del genere e creerei soltanto dei costi. Ci sono piccole realtà che lavorano meglio di noi su questo e se posso le supporto.
Quali vantaggi credi comporti gestire un’etichetta dal punto di vista privilegiato di chi sa anche quali aspettative/necessità ha un musicista?
In realtà pochi… se devo dirla tutta. Fin dall’inizio ho chiarito a Giacomo che non mi sarei occupato della parte commerciale o finanziaria. Giacomo è cento volte meglio di me in questo campo e poi non mi piace parlare di soldi con gli artisti, specialmente calcolando che almeno la metà di questi li ho portati io o comunque sono coinvolti in miei progetti. Si rischia di rompere amicizie, cosa che in un paio di casi è puntualmente accaduta. Ti aspetti un certo livello di professionalità, ma così non è e accade il delirio.
E poi si rischia di apparire diversi agli occhi di chi ti ha sempre visto in un certo modo. Di colpo io sono “quello che può fare delle cose”, “quello che ha dei soldi da spendere” e quando spieghi che non è così si apre il cielo. Come d’incanto gli amici di un tempo cambiano. In alcuni casi c’è anche chi prova a farti le scarpe. Con poco successo, ma accade.
Quindi, tornando alla tua domanda, non è facile, anzi è un’arma a doppio taglio.
Di positivo c’è che bene o male so che cosa si aspettano gli artisti e so che pur avendo a volte dei budget inesistenti riusciamo a soddisfare le loro aspettative, perché spendiamo in promozione e siamo maniacali per la qualità globale della label.
In realtà, negli ultimi anni l’industria discografica ha subito importanti cambiamenti e si vede costretta a ripensare il proprio ruolo, vuoi per il sempre minore spazio in un mercato asfittico, vuoi per il sempre maggiore diffondersi della musica in rete e non solo tramite download illegale. Penso ai social network che permettono di pubblicare la propria musica, a Bandcamp e a tutte quelle label che oltre al formato fisico decidono di lasciar circolare gratuitamente la loro musica in formato digitale. Credi sia arrivato il momento di un vero e proprio cambio di approccio e prospettive?
Credo di sì. Premettendo che c’è una parte consistente di etichette che si merita lo stato di disgrazia in cui si trova, perché c’è chi ha buttato nel cesso tonnellate di danaro per produrre roba agghiacciante o anche artisti validi, che però avevano dei costi pazzeschi, dato che per anni i dischi si sono fatti buttando via milioni. È ora che tutto cambi. Il ritorno del vinile è un’ottima soluzione ad esempio. Bandcamp, che uso con Sigillum S, è una buona piattaforma digitale così come altri social networks. Sulla pirateria ho qualche remora, invece. Non credo nella maniera più assoluta alle cretinate del tipo “la cultura è di tutti e quindi la musica deve essere gratis”. La musica è gratis se lo decido io, non tu che scarichi.
Non mi sta bene che un mio album, magari pubblicato per una microscopica etichetta finlandese, a nemmeno 24 ora dall’uscita sia già in rete. La migliore degli ultimi anni è stato il russo che mi ha scritto facendomi i complimenti per l’album con Harold Budd e Robin Guthrie e mi ha aggiunto anche il link da dove se l’era scaricato illegalmente. Tutto normale. È in rete, me lo prendo. Invece no cazzo. Perché quella micro-etichetta ha investito dei soldi, pochi perché erano i soli che aveva, e spera di recuperarli per poter produrre altri dischi di piccoli artisti. Nessuno guadagna una mazza da operazioni del genere. A livello più grande non ci si rende conto che c’è gente che perde del lavoro. E quando accade ad artisti ed etichette piccole che poggiano solo su quelle minime entrate allora mi sta sui coglioni. E molto. Ci sono album dei Sigillum S on line in download illegale e te li puoi comperare a quasi nulla direttamente da noi…
Pensiamo ai tuoi ultimi due progetti, Metallic Taste Of Blood e Obake, entrambi frutto di collaborazioni eppure entrambi dotati di una propria distinta personalità. Possiamo parlare di differenze dovute solo a chi era coinvolto o esiste anche un approccio specifico e unico in fase compositiva?
Direi entrambe le cose, anche se alla fine sia io sia Balázs Pándi suoniamo in tutte e due le band. Obake parte dall’improvvisazione per strutturarsi, raccoglie rumore nero per diventare accessibile nel tempo, Metallic Taste Of Blood parte da idee di Colin e mie e lascia sempre e comunque uno spazio improvvisativo in ogni brano.
Ovvio che i musicisti fanno la differenza.
Quanto conta l’improvvisazione nei tuoi incontri con altri musicisti e quanto spazio viene lasciato ai singoli rispetto alla necessità di trovare un filo conduttore comune?
L’improvvisazione per me è tutto. È l’inizio di qualsiasi mia idea. Non riesco a sedermi in studio e dire “ecco, adesso suono questa parte di chitarra che ho composto appositamente per questo momento”. Non accadrà mai. In genere cerco di collaborare solo con persone che abbiano un’attitudine simile. Lo spazio dei singoli è totale, non so mai se alla fine si tratterà di un progetto ben riuscito o il risultato sarà infimo. È il bello della composizione istantanea. Fino a ora ha funzionato quasi sempre. Va da sé che poi sto mesi a lavorare sui brani, sugli arrangiamenti, sul mix, ma il seme di partenza è sempre improvvisato.
Mick Harris ha detto che è stato Miles Davis ad ‘aprirgli le orecchie’. Quali ascolti, invece, hanno assecondato la tua di attitudine onnivora?
Brian Eno, Harold Budd, Miles Davis, gli Zeppelin, Black Sabbath, Slayer, The Orb, Coltrane, Joy Division, Cure, Killing Joke, Public Enemy, Pink Floyd, Tangerine Dream, Coil, Current 93, Death in June, Sol Invictus, KISS, Butthole Surders, The Residents, Olivier Messiaen, Bartók… potrei andare avanti per pagine e pagine. Ascolto di tutto e ho ascoltato sempre di tutto, a parte la musica latino-americana che detesto con tutte le mie forze, i cantautori (qualche eccezione in verità ci sarebbe) e il rock indipendente in genere.
Sebbene un certo mondo accademico e blasonato tenda a snobbare i territori estremi (in particolare la scena metal) per bollarli come mera provocazione o sfogo giovanile, è innegabile l’importanza e la stretta correlazione che ha spesso unito estremismo e sperimentazione e che ha in qualche modo favorito gemellaggi grazie alla necessità di infrangere le regole e spostare in avanti i limiti della musica “accettata/accettabile”. Quali sono a tuo giudizio i nomi/dischi fondamentali per chi ne volesse individuare i momenti salienti e fondanti?
Il mondo accademico e blasonato può andare a cagare, per dirla con parole semplici e gentili… Nella maggior parte dei casi si tratta di segaioli mentali che godono ad ascoltare dischi conosciuti da 6, forse 8, persone perché fa figo e si sentono molto intelligenti nell’ascoltare una partitura per lampadina, sax alto e violoncello o roba del genere.
Il metal resta , almeno per me, il genere di frontiera più aperto mentalmente che ci sia. Se pensi a band come Sunn O))) o Wolves In The Throne Room o band come Red Harvest, Soulfly… Quanto alla tua domanda, la lista potrebbe cambiare giorno dopo giorno in virtù dei miei ascolti schizofrenici. Posso elencarti quelli che secondo me sono dei dischi imprescindibili che dovrebbero essere a casa di chiunque.
Slayer, Reign In Blood
Black Sabbath, Black Sabbath
Led Zeppelin, Physical Graffiti
Pink Floyd, Ummagumma
Coil, Horse Rotorvator e Scatology
Current 93, Nature Unveiled
Death In June, Nada
Almeno mezza discografia di Laswell
Napalm Death, Scum, From Enslavement To Obliteration
Naked city, tutti
Painkiller, tutti
Sepultura, Chaos A.D.
Discharge, Hear Nothing, See Nothing, Say Nothing
The Cure, Pornography
Brian Eno And Harold Budd, The Pearl
Dead Can Dance, Within The Realms Of A Dying Sun
Earth, The Bees…
Joy Division, Closer
Killing Joke, Killing Joke
Godflesh, Streetcleaner
Scorn, Evanescence
Miles Davis, Kind Of Blue… e tutto quello che esiste
Coltrane, tutto
Chet Baker, tutto.
Herbie Hancock, Sextant
Plasmatics, Coup d’Etat
Olivier Messiaen, Le Sacre Du Printemps
Quanto conta per un musicista interagire con l’esterno e avere il polso della situazione su ciò che succede in giro a livello di suoni e linguaggi correlati?
Niente e tutto. Sta molto alla personalità del musicista. Conosco gente che non si fa influenzare da niente e gente che segue solo le ultime tendenze. È utile sapere cosa accade là fuori, ma per me lo è di più sapere se c’è qualche nuova scatola sonora o pedale per chitarra che può generare suoni interessanti. Collaborando con molte persone ho il cervello che ragiona tutti i giorni su progetti diversi, non mi manca la schizofrenia di sapere tutto di tutti a dire il vero. Quando passo del tempo in città grosse allora lì vado a vedere e sentire tutto ciò che c’è di interessante e anche internet è un’ottima fonte di informazioni. Il punto focale della questione, però, è l’interazione con gli stimoli esterni. Puoi essere il musicista più aperto del mondo, più informato dell’universo, ma se non digerisci ciò che vedi e senti facendolo tuo…
Quali credi siano le nuove barriere da abbattere e verso che lidi credi si sposterà nel prossimo futuro questa pulsione a cercare nuove traiettorie?
Più la musica si imbastardisce meglio è. Più si creano ibridi non etichettabili e meglio è. Più la cosiddetta “stampa” musicale non sa come definire un disco e meglio è. In realtà musicalmente è già stato detto praticamente tutto. Da Mozart a Miles Davis ogni combinazione di accordi, di melodie, di armonie è più o meno stata usata. Però credo fermamente che il ruolo del musicista, così come del produttore, sia oggi più che mai il distillare e miscelare elementi diversi come se si trattasse di un processo alchemico. Questo mi piacerebbe vedere accadere più spesso. Così come vedere delle etichette che facciano uscire cose differenti l’una dall’altra ma al tempo stesso unite da un filo conduttore. Delle etichette che non abbiano paura di fare ciò che si sentono di fare. Qualcuna esiste.
Cosa bolle in pentola? Hai già in mente qualche nuova avventura in cui buttarti? E con la RareNoise cosa avete in programma?
A breve entrerò in studio per registrare il primo album di un nuovo quartetto formato con i Morkobot. Non so cosa ne uscirà ma non credo ci mancherà l’energia in studio. Sto lavorando a un album di Sigillum S con Tony Wakeford al basso e alla voce, a novembre registreremo il secondo album di Obake a Budapest, c’è un 12″ picture disc di Sigillum S in uscita, un’edizione limitata a 108 copie che inaugura una nuova serie. L’anno che viene mi vedrà in duo con Jamie Saft per un disco solo piano e chitarre trattate che più scuro non si può e sto iniziando a pensare a un nuovo Metallic Taste Of Blood che comunque nel 2013 debutterà live con un tour europeo. Ci sarebbe dell’altro, ma al momento nulla di confermato, quindi meglio non parlarne.
RareNoise invece ha un bel po’ di uscite in arrivo, Naked Truth band di Lorenzo Feliciati e Pat Mastellotto, Animation, il nuovo disco della band di Bob Belden, una leggenda del jazz. Berserk, un progetto superstar di Lorenzo Esposito Fornasari, l’album di debutto del trio Merzbow, Matt Gustaffson e Balázs Pándi e molto altro.