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ERALDO BERNOCCHI & NETHERWORLD, Himuro

Da un lato Eraldo Bernocchi, con un bagaglio d’esperienza in più generi e band, dall’altro Alessandro Tedeschi, che manda avanti da oltre dieci anni Glacial Movements, un’etichetta su cui continuano a comparire nomi pesantissimi della scena “ambient” internazionale (sentire il disco appena uscito di Robin Rimbaud, ad esempio), e attivo anche come Netherworld. Himuro (ghiacciaie sotterranee inventate dai giapponesi per conservare il cibo) funziona così: Tedeschi fornisce field recordings e suoni (l’immaginario che evocano è intuibile), Bernocchi ci mette ritmo e chitarra trattata. Se Netherworld da solo richiama Thomas Köner, con una pulsazione sotto ricorda Porter Ricks, ma questo è uno sketch vago che serve a dare un’idea generale del disco e ha il difetto di togliere di mezzo la personalità e le caratteristiche dei due protagonisti. Il senso di pace e bianco infiniti che trasmette il materiale di Alessandro in quest’album è unico, così com’è più composita e personale la tecnica di Eraldo quando si tratta di battiti e bassi, a tal punto che parlare di dub techno è quasi fuori luogo, meglio limitarsi a descrivere quanto si ascolta come una downtempo molto eclettica. Se la gran parte di Himuro fa venire in mente una discoteca che ha la sala chill out in Antartide (costa un po’ di più, ma vuoi mettere…), “Hyosetsu” e la title-track, poste in chiusura, lasciano vedere possibili declinazioni più cupe e pericolose del sound ottenuto dai due, col risultato non da poco che impediscono a un lavoro molto omogeneo esteticamente (e a momenti fin troppo pulito, a mio avviso) di superare il confine tra coerenza e noia.