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EPITAPH, Claws

In più di un’occasione su queste pagine vi abbiamo invitato ad approfondire il nostro dark sound, un “non genere” di nascita non propriamente italiana (che unisce tutto quel mondo che va dai prodromi del doom all’hard progressive con tematiche occulte ed esoteriche), ma che da noi ha assunto una connotazione unica, grazie a una tradizione “viola” che non il solo Paul Chain ha inaugurato. Uno di questi nomi sono i veronesi Epitaph: nati dalle ceneri dei fondamentali Black Hole alla fine degli anni Ottanta, sono durati fino ai primi Novanta per poi sciogliersi, riformandosi nei 2000 e incidendo il primo disco, Crawling Out Of The Crypt, nel 2014. Quest’anno, sempre per la tedesca High Roller, esce il loro secondo album, Claws, il primo in cui il materiale è totalmente inedito (sul loro debutto, infatti, c’erano alcuni pezzi già incisi nelle prime demo e risalenti alle origini) a eccezione di “Wicked Lady”, uscita su Sacred And Profane. Il discorso è sempre lo stesso, portato avanti con fierezza e grande classe. Non scoraggiatevi se qui le tracce sono solo cinque, perché tutte rispecchiano non solo una band in grande forma, ma una lontana dall’aver esaurito le cartucce. Si passa dall’hard rock incisivo di “Gossamer Claws” alle atmosfere wave di “Waco The King”, fino a passaggi più doom sulla già citata “Wicked Lady” e a riff dal sapore un po’ epico e orientaleggiante su “Sigizia”. La produzione e l’esecuzione dei brani sono superiori alla loro precedente fatica in studio, al passo coi tempi ma in grado di mantenere intatto quel clima di teatrale mistero e quella dimensione cimiteriale ed esoterica che da sempre li contraddistingue. Non ci sono grandi novità rispetto al passato, si diceva, e pretendere altro sarebbe sbagliato. Il tutto suona ancora fresco e rende onore ad una storia che, seppur con fasi alterne, da trent’anni ci porta dentro un mondo spettrale da cui è difficile tornare indifferenti. 

Claws è l’ottimo secondo full length di una band che, pur avendo impiegato molto tempo per arrivare all’esordio, è riuscita ad imporsi a livello internazionale. D’altronde, non è certo colpa né loro né di Mario “The Black” Di Donato né tantomeno di Paolo Catena se queste sonorità hanno raggiunto una maggiore notorietà adesso (all’estero, visto che da noi sono stati fatti pochi passi avanti). Ma proprio perché le possibilità di ascoltare nuove cose e vedere dal vivo questi due nomi è molto ridotta (nel caso del secondo è proprio fuori discussione), se questo sound oscuro vi interessa fate una cosa buona e giusta a seguire il gruppo veronese. Non c’è bisogno di scomodare il Lee Dorrian di turno o qualche nuovo nome estero con croci e drappi viola per capire che genere di tesoro abbiamo in questo Paese.

Tracklist

01. Gossamer Claws
02. Waco the King
03. Sizigia
04. Wicked Lady
05. Declaration of Woe