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EPHEL DUATH, On Death And Cosmos

Of Death And Cosmos

Davide Tiso non è un musicista che ama scommettere sul sicuro, piuttosto ha sempre forzato i limiti della propria creatura in cerca di nuove sfide e nuovi territori da esplorare. Una smania di mettersi in gioco che ha segnato sin dall’inizio le mosse degli Ephel Duath e che lo ha portato a cambiare spesso compagni di strada, all’interno di un contenitore che vede da sempre nel suo inconfondibile tocco il baricentro di un universo in continua tensione evolutiva. Dopo essersi trovato solo e aver interrotto la collaborazione con la Earache, Tiso si è preso una pausa e ha rivolto l’attenzione a progetti solisti e collaborazioni, almeno prima di incrociare un altro personaggio unico e altrettanto inconfondibile, quella Karyn Crisis ancor oggi additata come  una delle voci più influenti della scena post-metal mondiale. I suoi Crisis, grazie anche al seminale Deathshead Extermination, hanno infatti realizzato un vero e proprio punto di svolta e tracciato una delle strade percorribili dalla scena estrema. Purtroppo sono stati spesso omaggiati/depredati senza vedersi riconoscere il posto che sarebbe loro spettato e ancor più spesso relegati allo stretto ruolo di cult band per menti illuminate e devoti ammiratori. Oggi, i mondi dei due artisti si sono scontrati e hanno dato alla luce, assieme all’invidiabile sezione ritmica fornita da Minnemann e DiGiorgio, un comeback in grado di rappresentare un nuovo traguardo per gli Ephel Duath e, al contempo, di stupire per la naturalezza con cui le due estetiche di partenza si fondono e convivono senza oscurarsi. Perché, sia detto senza esitazioni, la voce di Karyn sembra nata per contorcersi e arrampicarsi lungo le traiettorie imprevedibili della chitarra di Tiso, così da produrre un connubio tanto inaspettato quanto incredibilmente funzionale per equilibri e dinamiche interne. On Death And Cosmos parte dal dolore e dalla sensazione di perdita per tuffarsi nella scoperta di nuovi mondi, parafrasi in note delle ultime esperienze di Tiso e dei molti cambiamenti che hanno attraversato di recente la sua vita. Sempre legato all’idea di sconvolgere la classica forma canzone senza perdere la possibilità di imprimersi nella mente dell’ascoltatore, il songwriting degli odierni Ephel Duath appare come un flusso continuo di emozioni che si sovrappongono e si scompongono, a realizzare un caleidoscopio di immagini e colori. Tre sole tracce come antipasto di una nuova stagione, tre piccole schegge di un musicista desideroso di esporsi a nudo, senza pressioni, senza piani pre-confezionati, sempre più convinto nel seguire un percorso unico. Nulla da eccepire, molto di cui rallegrarsi e per cui tenere alta la soglia dell’attenzione.

Nota Bene: mentre pubblichiamo la recensione, l’ep è in streaming qui. Approfittatene.

Tracklist

01. Black Prism
02. Raqia
03. Stardust Rain