END OF A SEASON, End Of A Season
Gli End Of A Season, da Reggio Emilia, nati nel 2004 e con in tasca uno split pubblicato nel 2007, tornano oggi a colpire con una formazione rimaneggiata e un album in uscita per la Propagani Records. Ben poche le note biografiche: non rendono assolutamente giustizia agli autori di un vinile che si presenta con grafica e packaging firmati da un’accoppiata che da sola è un marchio di garanzia, ovvero Steuso e Corpoc. Però è solo una volta abbassata la puntina sul vinile che i buoni presupposti si trasformano in certezza assoluta, con una botta allo stomaco che spazza via qualsiasi possibile dubbio, perché quella proposta dalla formazione è una micidiale miscela a base di postcore, grind, slabbrature e esplosioni sonore affogate da una coltre di nichilismo che attualmente teme ben pochi rivali. Ciliegina sulla torta o, meglio, punta cava del proiettile da cinquanta, sono le vocals di Marcella (No Somos Nada, Egotismo, Killerkoala, la label The Fucking Clinica…), che fuoriescono come carne viva dalle ferite sonore, a rendere ancora più irresistibile un nome che oggi si assicura un posto in pole position nel panorama estremo – non solo – nazionale. Gli otto brani riescono a fondere insieme pura forza distruttiva e improvvise aperture melodiche dall’incredibile impatto emotivo, eppure mai dimentiche di un forte disagio di fondo che permea l’intera durata del disco. Proprio l’alternarsi delle parti più violente (di una ferocia che risulta davvero difficile descrivere senza ripetere formule ormai abusate) e di quelle momentanee aperture alla luce, in cui viene fuori tutta la complessità dell’amalgama che compone End Of A Season, rende l’album ricco di dinamiche interne e di motivi per mantenere ben viva l’attenzione. A volte, la paura di lasciarsi andare all’entusiasmo può far più danni che bene, per cui sorry se per questo giro perdiamo il proverbiale senso della misura e ci alziamo in piedi per applaudire un gruppo che non cerca facili consensi, ma si limita a suonare ciò che gli riesce meglio, soprattutto senza tentare di seguire questo o quel modello blasonato. Dischi così non meritano la falsa modestia.