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EMPTYSET, Ash

Hanno ottenuto i loro pezzi “elettronici” utilizzando strumentazione non elettronica (Skin). Lo hanno fatto – andando in direzione contraria – appoggiandosi all’intelligenza artificiale (Blossoms). Hanno intrapreso percorsi solisti coi quali esplorare suoni anche molto diversi da quello che li ha resi riconoscibili. Oggi, invece, Ginzburg e Purgas tornano a essere gli Emptyset prototipici, quelli che un loro immaginario fan conservatore vorrebbe, lo stesso tipo di fan che in altri generi… che so… esige dagli Aerosmith la ballata strappamutande, ecco. Sono asciutti e scolpiti, tra l’altro, e vorrei aggiungere grindcore per darmi un tono, perché la sensazione è anche quella che la media dei bpm sia più alta del solito: Ash è composto da sette pezzi fatti e finiti, senza falle o mancanze, e questi pezzi tutti insieme non superano i venti minuti.

Pare quasi che tutte le digressioni degli Emptyset li abbiano aiutati anche a capire cos’erano e cosa volevano prima, perché qui calibrano bene tutti i rumori e tutti i silenzi, da grandi prestigiatori creano l’illusione dello spazio e del movimento, infine non perdono impatto. Questo è un bel videogioco d’azione in soggettiva, con un ottimo sound design: passerà alla storia? Questa storia c’era già. Farà contenti tutti? Sì.

Dal vivo già una volta mi stava sanguinando il naso, adesso chiedo un rematch.