EMPTINESS, Not For Music
Uno dei gruppi dei quali si dovrebbe parlare di più e che invece non hanno lo spazio che meritano sono gli Emptiness.
Se la proposta iniziale della band era un black/death molto standard, col passare del tempo questa ha sviluppato un sound incredibilmente personale, che rende appieno il significato del suo nome. Nothing But The Whole è stato tra i migliori album del 2014, grazie a un sound oscuro e profondo, che manteneva una connotazione estrema nonostante quel senso di spazio e di vuoto che contribuiva molto a farne un disco interessante, tanto da consentire il passaggio dei belgi dalla Dark Descent alla Season Of Mist.
Il cambio di etichetta a sua volta ha favorito un balzo in avanti in termini di produzione: questo nuovo Not For Music è stato registrato a Los Angeles, prodotto da Twiggy Ramirez (Marilyn Manson, A Perfect Circle, Nine Inch Nails) e mixato e masterizzato da Sean Beavan (Slayer, NIN). Qui la componente metal passa sempre più in secondo piano e cede il passo a sonorità ancora più aperte, non solo dark, ma quasi shoegaze. Mentre però in questo genere la psichedelia è spesso onirica, qui le tenebre sono opprimenti, tra riverberi e inquietanti tappeti di tastiere. La stessa Season Of Mist ha ragione a definire gli Emptiness semplicemente come “dark music”, perché non c’è modo migliore per riassumerli. In molti hanno tentato cambi stilistici simili, ma non sempre con successo, mentre per il momento questo gruppo ha saputo sfruttare al meglio la sua grande occasione. Pur non riuscendo a replicare gli apici qualitativi di Nothing But The Whole, la classe è rimasta e si sente, lo dimostrano pezzi come “It Might Be”, “Circle Girl” e “Your Skin Won’t Hide You” e la conclusiva “Let it Fall”.
Se siete alla ricerca di un disco di derivazione metal, ma che sappia andare anche molto più a fondo, Not For Music fa al caso vostro.