EMMECOSTA, Overnight
Le sinergie musicali fra la Campania e la Scandinavia esistono. Prima Erlend Øye, ora gli Emmecosta, trio di stanza a Göteborg da sette anni. È musica, quella contenuta nel loro Overnight, che mi restituisce una sensazione straniante: tecnicamente perfetta, curata, dosata, equilibrata nel suo girovagare notturno fino alle albe che, a quelle latitudini, in certe stagioni dell’anno durano forse come quest’album.
Pop, lievemente sintetico, downtempo, aperture melodiche, rintocchi acustici. Però, però, però… questa perfezione e questo studio certosino mi lasciano una strana inquietudine addosso, un che di sintetico come potrebbe averlo architettato Ira Levin. Come porsi? Il piede si muove, lo riconosco, lo ha fatto su “Laek”, come negarlo? Il concept, “il rientro a casa”, è perfetto, le voci sono quelle giuste, l’esperienza c’è (sono in giro dal 2016 e appunto si sente come tutto sia cesellato). Azzeccano pure un brano da strazio come “White River”, che ameranno tutti quanti, chiudendo poi in bellezza. Gli Emmecosta sono dritti, puliti, ben fatti. Troppo? Ai posteri l’ardua sentenza, intanto sono tre, quattro volte che il disco gira ed io lo faccio girare, non sia mai…