ELIZABETH, Insomnia
Il suono che gli svizzeri Elizabeth presentano nel loro ultimo ep, Insomnia, è a tratti denso e a tratti polverizzato, bidimensionale e concreto ma anche intangibile e trasparente. Riesce comunque a conservare una linea melodica e un filo dissonante, incisi entrambi nel granitico muro sonoro. La base basso-batteria, tirata e stirata, non indietreggia mai, è sempre in prima linea a sfondare il silenzio, è il punto fermo del suono della band. È proprio questo permette alla chitarra di fare il proprio gioco, gonfiandosi/appesantendosi e restringendosi/minimizzandosi, per diventare a volte eterea e allucinata. L’hardcore sprizza da tutti i pori ma è anche armonizzato e arricchito da una vocalità esondante, incontenibile e mai sterile, da uno scream esasperato e di stampo contemporaneo, che fa presa sui sensi perché non è stilizzato. I quattro pezzi dell’ep hanno molto in comune e hanno un’origine certa. “Ravens” non si risparmia, la base ritmica è abbondante e affamata, le chitarre la emulano e poi si disconnettono a tratti, rifugiandosi in accordi puliti sospesi. In “Danger” la tempesta infuria ma il suono riesce ad oscillare e a creare un equilibrio tra base ritmica irreprensibile e riff malleabili. “Created Enemies” ha una dinamica più articolata, con battute raddoppiate e dimezzate, riff tirati e poi improvvisamente sfumati, concedendo alle vocals una quasi totale onnipresenza che rende il brano sanguinante. “Cemetery Feelings” punta sulla fermezza, sulla ripetizione e sull’alternanza, innescando l’effetto esplosivo di un’urgenza aggressiva. Insomnia è un ep potente, che segue una linea coerente e ben identificabile. I tre ragazzi di Ginevra conoscono e apprezzano l’old school, lo innestano nella contemporaneità e nel vissuto attuale e creano un lavoro intriso di salubre, estrema e definitiva irrequietezza.