ELECTROCUTION, Metaphysincarnation
Tra i grandi ritorni degli ultimi tempi, quello dei bolognesi ha creato un hype sempre più crescente: l’ultimo disco in studio, Inside The Unreal (1993), è stato ristampato nel 2012 sia in cd digipack sia in vinile dalla Goregorecords, una sub-label della Aural. Il come-back degli Electrocution è tra i più sinceri e si fa portabandiera d’un trademark immortale, su cui tanti negli anni passati hanno continuato a riporre molte speranze. La formazione è rimasta intatta per 3/4 (manca all’appello il batterista Luca) e musicalmente c’è tutto ciò che ha reso storica la band: riff claustrofobici ed esplosivi, repentini cambi di tempo, stacchi precisi e la prova vocale di Mick, che va oltre ogni aspettativa.
L’album, durante i primi ascolti, sembra assumere dei toni quasi manieristici, come se fosse concepito ricalcando con semplicità gli stilemi death metal. Andando in profondità, invece, si scopre un gruppo capace di far risaltare ogni altro aspetto, osando con soluzioni melodiche inaspettate. Metaphysincarnation ha le carte in regola per rimettere in pista gli Electrocution: è compatto, veloce, tecnico, la sua violenza e le ampie espressioni più nervose ci rimandano ai primi Sepultura e ai Death (sentire “Phylogenesis”, col suo bellissimo solo). La prima manciata di brani entra subito in testa, e chi ha presenziato al Brixia Death Fest lo scorso 29 marzo ha potuto godere del piglio catchy e violento di “Wire Worm” e “Abiura”. L’ossessività delle ritmiche va in contrasto diretto con la loro stessa robustezza: il sound ha inevitabilmente incorporato un taglio moderno, e ciò non è certo un male. Noi non chiedevamo altro, è senza dubbio il più bel ritorno degli ultimi dieci anni, in mezzo ad un marasma di reunion insipide.
Tracklist
01. Wire Worm
02. Phylogenesis
03. Abiura
04. Bloodless
05. As A Son To His Father
06. Panopticon
07. Nature Obliteration
08. Logos
09. Aliento Del Diablo
10. Spirals In Tension
11. Anthropocentric