EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN, 1/10/2024

Blixa Bargeld (foto di Chiara Pasqualini/MUSA)

Roma, Auditorium Ennio Morricone.

Gli Einstürzende Neubauten tornano a Roma ottenendo una grande risposta in termini di pubblico, d’altronde Blixa è di casa nella Capitale anche per via delle frequenti collaborazioni con Teho Teardo.  La prima volta che li vidi dal vivo era gennaio 1991 in un teatro occupato di Berlino “ovest”, il muro era caduto da 13 mesi ed era un altro mondo, ma oltre alla devastante forza d’urto di quel concerto, ai litri di birra che inondavano il pavimento della platea, creando un insidioso effetto pattinamento, la sensazione che più mi è rimasta impressa di quella nottata è di un pubblico formato da coetanei tanto visivamente tosti, post-punk, duri-e-puri quanto gentili nei modi! Non c’era in quella sala un briciolo di aggressività e per esempio, una volta che capirono che eravamo stranieri, ci offrirono birre a oltranza! In seguito ho visto tante volte i Neubauten, ma quel concerto mi rimane nel cuore e se è vero che i dischi – come è normale che sia per una band che sta insieme dal 1980 sono di valore altalenante – i live di Blixa e compagni sono da non perdere.

La formazione che sta presentando dal vivo il nuovo Rampen (apm: alien pop music) è ad oggi composta – oltre che da Bargeld – da altri due membri storici, N.U. Unhruh, e Alexander Hacke, e da Jochen Arbeit con Rudolph Moser, nella band dal 1997, e Felix Gebhard, dal 2014 sempre in tour. Racconta Blixa: il tema del nuovo album ruota attorno all’idea di evoluzione, linguaggio e cambiamento. Ho trovato soluzioni e formulato determinati concetti in modi che finalmente mi sono chiari e credo si possa raggiungere la Conoscenza attraverso la Musica, l’evoluzione sonora è un microcosmo che sfugge a tutte le leggi della fisica.

Bastone da passeggio nella mano destra, Christian Emmerich, questo il suo vero nome, salutando una platea palesemente innamorata, esordisce con l’augurio di non cadere mai più dal palco come successe proprio a Roma nel 2014: era il tour per Lament e comportò una gamba fratturata. Il concerto è sostanzialmente la scaletta integrale, in versione random, del nuovo album, e chi lo ha apprezzato, come tutti gli ultimi dischi della band, molto ama la dicotomia che si crea sul palco: da una parte brani molto meno caotici e rumoristi di un tempo con una tendenza del carismatico leader  a calarsi nei panni del crooner (“Pestalozzi”, brano dedicato al pedagogista e filosofo svizzero, su tutte), un Sinatra da cabaret espressionista berlinese, dall’altra le sciabolate industrial che riscaldano la temperatura della ben educata platea del RomaEuropa Festival come del direttore artistico Fabrizio Grifasi, da sempre fan dei Nuovi Edifici Che Crollano! Tuttavia questa contrapposizione è stata meno evidente del solito: meno spazio per il repertorio storico della band e dunque poco contrasto cromatico nelle due ore di concerto (stiamo parlando, in ogni caso, di artisti sempre generosi). Gli episodi più riusciti del set sono stati le nuove “Ist Ist”, “Besser Isses”, “Planet Umbra”, “Ick Wees Nich”, e “Wedding” da Alles Allem del 2020, per la celebrazione di un rito che ora più che mai, con le immagini dei palazzi in macerie impresse nei nostri occhi, testimonia l’inquietante intuizione programmatica di quella denominazione, di quel progetto nato quarantaquattro anni fa.