EIDULON, Combustioni
Francesco Gemelli è il batterista dei Visthia, band black metal nella quale già inietta industrial e noise: dunque non è per coincidenza che sta su Malignant Records col suo progetto personale, a tentare di dire qualcosa che sia ancora interessante nell’ambito del sound alla Cold Meat Industry. Gli ospiti in questo disco appartengono del resto a quel mondo lì o gli hanno orbitato intorno: Henrik Nordvargr Björkk (Mz.412 e mille altre sigle), Caul (vecchia scoperta di Eibon Records, dark ambient ai massimi livelli), Naxal Protocol (cioè Cazzodio, un altro transitato per Eibon, ma nel suo caso il sottogenere si chiama power electronics), (Kammarheit, dark ambient ma su Cyclic Law) e Luca Soi, il cantante dei Visthia e oggi anche dei Void Of Silence, coi quali Francesco stesso collabora come grafico (anche in questo caso si parla di un gruppo che pesca sia dal metal estremo, sia dalle varie diramazioni industrial). Parto allora dalla copertina, un dipinto che brucia, in origine – almeno così pare – il ritratto di una donna: sembra accartocciarsi e sciogliersi piano, come la musica qua dentro, che ha la pesantezza del doom metal senza essere metal, escluse forse alcune percussioni gravi e potentissime calate dal braccio di qualche Golem, quasi da colonna sonora di Hans Zimmer.
Ogni pezzo all’inizio respira e occupa spazio grazie a drone su basse frequenze e a campionamenti cercano di ricreare un senso di movimento da e verso l’ascoltatore, poi o prosegue su questo solco atmosferico o queste stanze immaginarie appena create si allagano fino a soffocare chiunque le abiti: Francesco – aiutato da Giuseppe Verticchio (Nimh, Hall Of Mirrors), che ha curato il mix e il mastering – aggiunge, oltre ai battiti, una serie di suoni distorti, rumore puro, disturbi, ritagli quasi deformati di strumenti a fiato, voci quasi sempre mostruose, il tutto senza perdere il controllo della situazione e a volume sempre maggiore, come se volesse schiacciare in un angolo chi ascolta.
Forse sarà la presenza di Björkk, forse il fatto che entrambi hanno parentele col metal estremo, ma Combustioni a tratti sembra un Infernal Affairs più compiuto. Infernal Affairs era il presunto ultimo disco dei Mz.412 (in questi giri nessuno va mai in pensione, anche quando dovrebbe), nel quale il trio svedese provava ad aggiungere trombe, tamburi e altro al proprio suono-base, nerissimo e lo-fi, non sempre riuscendo a compenetrare bene nuovo e vecchio e a far paura anche con una produzione migliore. Ecco, Combustioni invece utilizza e fonde meglio tutti questi elementi: è cinematografico ma violento, terribile ma con una certa grandeur, suona bene ma è denso e soffocante. Sono passati del resto già dodici anni e dunque c’è stato tempo per affinare una parte delle intuizioni di persone che hanno creato un filone dal nulla o quasi. A posto così.