ECHOES OF YUL, Cold Ground
Cold Ground è il secondo full length di questo duo polacco, nonché una delle prime pubblicazioni della Avantgarde Music dopo quello che pare essere stato un restyling piuttosto importante.
Nel 2009 esce il primo disco, un self titled autoprodotto che grazie all’attivissimo passaparola virtuale riesce a farsi conoscere molto in fretta e a raggiungere un discreto numero di ascoltatori, soprattutto in Italia (all’epoca se ne parlava molto bene un po’ ovunque). Ora, a tre anni e mezzo di distanza, ci troviamo davanti a un gruppo con maggior esperienza alle spalle, che ha saputo intraprendere un percorso evolutivo coerente portando il proprio suono al livello successivo pur senza stravolgerne completamente le origini. Si assiste quindi a un deciso mutamento di forma, che allontana gli Echoes Of Yul dal post-metal/sludge dell’esordio e li porta verso una dimensione più dilatata, dove convivono elementi drone e doom metal arricchiti da qualche bagliore shoegaze sparso qua e là. Va detto che il tutto tende a essere vagamente incostante, con l’alternarsi di atmosfere intense a situazioni dispersive, anche se l’aspetto melodico appare sempre ben curato. Niente di grave, comunque, e infatti l’album sa rivelarsi un ascolto quantomeno piacevole, seppur soffra di diversi difetti. Sicuramente si poteva azzardare qualcosa in più, magari premendo con forza sulla componente rumorosa che non pare mai sfruttata al suo massimo potenziale. Non mancano poi gli ammiccamenti a certi nomi di grande rilievo (Justin Broadrick in particolare), segno che il carattere derivativo non è stato ancora superato, ma Cold Ground nel complesso fa ben sperare verso un ulteriore miglioramento. Il prossimo tentativo potrebbe essere quello giusto.
Tracklist
01. Octagon
02. Foundations
03. The Tenant
04. Crosses
05. Numbers
06. Haunebu
07. Libra
08. Save Yourself
09. The Plane
10. The Message
11. Cold Ground
12. Chrome
13. Last