ECHOES OF YUL, Tether

Echoes Of Yul

Tornano gli Echoes of Yul a circa un anno di distanza dal loro ultimo album, Cold Ground, uscito all’epoca per Avantgarde Music.

Tether eredita atmosfere e suoni dal disco che lo ha preceduto senza apportare modifiche significative, ma la vera novità consiste in una serie di reinterpretazioni affidate a ospiti di diversa estrazione musicale. Al fianco di quattro nuovi brani troviamo quindi le decostruzioni di James Plotkin e Steve Austin (Today Is The Day), il remix hip-hop di iconAclass (Dälek), i dirottamenti industrial dei Different State e poi ancora le derive elettroniche di Stendek e Maciek Szymczuk. Il risultato è altalenante, con alcuni momenti azzeccati e altri invece poco efficaci, soprattutto quando vengono proposte situazioni troppo lontane dagli standard sludge/drone metal della band. Per quanto riguarda il materiale inedito, si sente ancora una volta il sapore di occasione mancata: la chiusura di “Rosid” è uno dei momenti più accesi, con quelle sue slabbrature meccaniche che terminano troppo presto, mentre “Murder The Future” si perde nella ripetizione di distorsioni ovattate e “Guess” scivola via in maniera analoga, priva di qualsivoglia mordente. La conclusiva “Ecclesiastes” rimedia qualcosa con un’atmosfera minimale e sinistra, ma l’idea generale è quella di un gruppo che non ha ancora trovato il proprio sound, prendendo spunti qua e là senza mai raggiungere un’identità concreta e omogenea. A conti fatti il meglio del disco si concentra nel contributo di alcuni guest, Plotkin su tutti (una garanzia).