EASYCHORD, So Lifeless, Sometimes
Un anno fa abbiamo iniziato a parlare del termine “dronegaze”: in poco tempo, solo in Italia, si sono fatti largo Novellino, Boccardi, Aldinucci. Ora tocca a Easychord e anche il nuovo Giannico sembra navigare in queste acque. Quando abbiamo fatto girare la nostra compilation, un recensore – tra il serio e il faceto – parlò di “italo Tim Hecker”, citando l’italodisco di moroderiana memoria. Qui il collegamento più chiaro è con Lost Days di Novellino, anche se la via per arrivarci è molto diversa, dato che il primo utilizza le magie del laptop, mentre il secondo quelle del nastro. Al pari di Lost Days, So Lifeless, Sometimes è malinconico, sognante e conduce in uno stato di sospensione tra cielo e terra, come se fossimo in una specie di deriva infinita. La cassetta che “sgrana” il suono, ormai si sa, simboleggia in tutto e per tutto il ricordo confuso, che va e viene e innesca la nostalgia. Forse a Easychord interessa solo fissare questi sentimenti e non provare a sviluppare il discorso iniziale: se fosse così, non avrebbe potuto fare di meglio nel realizzare due tracce secondo questo stile, se invece desiderasse parlare con una voce riconoscibile o tirare ancora fuori qualcosa di sé che non sia assimilabile ad altro prodotto in Italia, gli servirebbe salire ancora di qualche gradino creativo.