Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

DYNFARI, Myrkurs Er Þörf

Il mondo sta cambiando. La musica cambia, anche le droghe cambiano.

Così in una scena di “Trainspotting”, film ambientato verso la fine degli anni Ottanta, la giovane (troppo giovane!) Diane rinfacciava a Renton la sua incapacità di accettare la necessità del cambiamento. La musica ha continuato ad evolversi (magari non sempre in direzioni apprezzabili) e anche il black metal, piaccia o non piaccia, per sopravvivere si è dovuto mettere al passo con i tempi: niente più eccessi sul palco o fuori, facepainting ormai ad appannaggio di Abbath e pochi irriducibili, produzioni più raffinate che hanno mandato in soffitta le care vecchie registrazioni in presa diretta nel capanno sui monti Jotunheimen.
Il black metal degli albori era un genere peculiare, figlio di un Paese, di un periodo e di condizioni sociali ben precise, e riproporre oggi ciò che caratterizzò gli inizi di Darkthrone, Mayhem e Immortal avrebbe il sapore di una brutta pantomima. Per questo band come gli islandesi Dynfari hanno scelto di recuperare soltanto gli aspetti più viscerali dell’opera di quelle anime dannate dei primi anni Novanta, rafforzandone l’impatto emotivo attraverso contaminazioni di più ampio respiro.
Il titolo del loro ultimo lavoro, Myrkurs Er Þörf (“L’oscurità è necessaria”) non lascia alcun dubbio sulla volontà del gruppo di non abbandonare l’aura cupa e alcune delle tematiche tradizionali del genere (depressione, perdita, morte); tuttavia, per quanto le radici dell’album affondino negli elementi tipici del metal estremo (cantato in screaming, utilizzo della lingua madre per i testi, chitarre in tremolo picking e parti di batteria in blast-beat regolarmente presenti all’appello), i Dynfari non esitano a cercare nuove forme di espressione, dilatando i tempi dei brani ed enfatizzando la componente malinconica.
Ecco quindi comparire, accanto a strutture dalla forma più consueta, i sontuosi scenari sonori di “Ég Fálma Gegnum Tómið” e le atmosfere decadenti di “Peripheral Dreams”, brani crepuscolari da cui emergono componenti post-rock e ambient che ben si sposano con il riffing aggressivo e nulla tolgono alla solidità del disco. Le mutevoli contaminazioni che influenzano lo sviluppo di Myrkurs Er Þörf, oltre a richiamare le sperimentazioni di band come Agalloch, Drudkh e Sólstafir, accrescono le sensazioni di spiritualità e introspezione, evocando immagini di paesaggi nordici selvaggi e rituali ancestrali.
Questo album è solo l’ultimo della serie di interessanti lavori che stanno arrivando dall’Islanda nell’ambito di questo “nuovo black metal” altamente atmosferico e impegnato (si pensi alle recenti uscite di Misþyrming, Sinmara, Almyrkvi e Svartidauði). Con il suo affascinante entroterra e le lunghe notti artiche, l’isola sembra essere diventata la nuova patria della musica più tetra: un’oscurità probabilmente necessaria per poter far luce sulla propria interiorità.