DYING FETUS, Wrong One To Fuck With
A cinque anni di distanza dall’ottimo Reign Supreme, i Dying Fetus tornano con il loro ottavo album in studio.
Il gruppo originario di Baltimora appare più arrabbiato che mai e presenta come biglietto da visita un’opera di copertina violenta al massimo, che raffigura una donna massacrata a colpi di machete sulla soglia di casa. Il realismo della scena è vivido a tal punto che la censura non ha perso l’occasione di costringere John Gallagher e i suoi compagni a mascherarla per non urtare gli animi più sensibili. I fan della formazione statunitense si tranquillizzino, però: la scelta di un’immagine così brutale e la riesumazione del logo originario non sono un tentativo bieco di accattivarsi a scatola chiusa l’attenzione degli amanti del brutal death metal, in quanto i Dying Fetus azzannano sul serio alla gola fin dall’inizio con “Fixated On Devastation”, illustrazione perfetta della loro attitudine estrema con cambiamenti di ritmo repentini e riff frenetici.
Il trio del Maryland non attenua l’energia della sua proposta con le tracce seguenti. A parte un’accelerazione centrale, “Panic Amongst The Herd” è un blocco granitico che spinge l’headbanging ai suoi limiti insistendo su rallentamenti poderosi. Il registro vocale ultra-gutturale di John Gallagher e il doppio pedale di Trey Williams non fanno che rafforzare l’effetto “rullo compressore” dell’insieme, consentendo a questo brano di sprigionare una potenza allucinante.
I Dying Fetus continuano la loro opera distruttiva con “Die With Integrity”, canzone particolarmente adatta a essere riproposta in sede live. Dopo un riff abissale e un mid-tempo condotto sulle linee di basso, tutto esplode in un coacervo inestricabile di blast, di accelerazioni folgoranti e di tempi thrash. Ogni musicista padroneggia alla perfezione il suo strumento e sfoggia una prestazione di pura eccellenza in “Reveling In The Abyss”, titolo privo di difetti e semplicemente annichilente, con cambiamenti di ritmo incessanti e la chitarra lancinante di Gallagher che consente di mantenere un livello costante di aggressività per tutti i sei minuti e mezzo. Una sensazione déjà la dà invece “Seething With Disdain”, ma la cosa non dura che una ventina di secondi, quanto basta ai Dying Fetus per rimescolare ancora le carte in tavola con un concentrato chitarristico dissonante e una prova straordinaria da parte di Sean Beasley, che martirizza il basso come un forsennato e completa con la sua voce roca il growling catacombale di Gallagher. La sferzante “Ideological Subjugation” cattura per la profondità del suono e la velocità parossisitica, mentre le successive “Weaken The Structure” et “Fallacy”, autentici monoliti, permettono al gruppo di rallentare i tempi e di tirare momentaneamente il fiato. Si ritorna comunque subito in pista con due canzoni che sfiorano l’eccellenza: “Unmitigated Detestation” e “Wrong One To Fuck With” costituiscono infatti una simbiosi riuscita tra l’aspetto tradizionale dei Dying Fetus, contraddistinto da alternanze ritmiche continue, e quello più innovatore caratterizzato da composizioni più lunghe e melodiche. Proprio in virtù di quest’ultima valutazione si può considerare Wrong One To Fuck With un album davvero riuscito, forse il migliore del gruppo dai tempi del leggendario Destroy The Opposition.