Due dischi Subtext: Ego De Espinhos di Gonçalo Penas e Six Correlations di James Ginzburg
Subtext è una scuola, ormai. Credo di averlo già scritto. Non è un caso, secondo me, che Gonçalo Penas abbia solo 22 anni. Ci sono Jebanasam, Porter, Fis ed Emptyset come modelli, poi le nuove leve: Xin, Joshua Sabin… e Gonçalo Penas. Una scuola di exploratory electronics and devastating sonics, se dovessi copiare quello che scrivono loro, e del resto non è che siano bugie.
Gonçalo fabbrica un sound vivo e pulsante, molto destrutturato perché fuori da qualsiasi gabbia ritmica e perché sempre in movimento, molto potente (le basse frequenze in casa Subtext devono ucciderti, altrimenti non vale) e nel suo caso specifico melodico, perché da tutto il fragore di Ego De Espinhos escono proprio melodie, come fossero creature che nascono dopo un parto travagliato. Per quel poco che è possibile leggere in giro, Penas ha utilizzato solo software per questo disco, ma dice di aver improvvisato nella creazione delle tracce, presumo utilizzando in modo istintivo la strumentazione digitale che lui stesso ha programmato/architettato. Non so se sia vero, ma Ego De Espinhos è effettivamente parecchio libero.
Chi sta seguendo quest’etichetta può comprarsi questo disco a scatola chiusa; chi non la conosce, potrebbe cominciare a farlo tranquillamente dopo aver ascoltato queste tracce che sembrano organismi in evoluzione.
Six Correlations di James Ginzburg, padrone di casa e 50% degli Emptyset, è la prosecuzione del suo tentativo di cambiare e di incorporare nuove influenze col suo progetto principale, lasciandosi ispirare dai “minimalismi tradizionali” degli artisti che ha prodotto con Subtext: penso a quello con organo e fiati di Arkbro (apprezzatissima dalle nostre parti), a quello percussivo di Erek e a quello – davvero appartenente a un’altra epoca – del disco di salmi gaelici, dato alle stampe tramite la piccola Arc Light. Non solo elettronica, dunque, ma anche legno, mani, voci, tutto utilizzato seguendo la strada dell’essenzialità e della ripetizione, la via di una semplicità non banale che punta più alla bellezza e all’equilibrio che alla potenza, anche se non mancano momenti dove da sottoterra sembrano voler scaturire i vecchi Emptyset.
Se le nuove leve come Penas hanno teoricamente il dovere di sviluppare certe intuizioni e darne una loro versione sempre più personale, i nomi maggiormente noti, ormai maturi, stanno cercando nuove sorgenti dalle quali abbeverarsi. Six Correlations, che nasce in realtà da un lavoro su commissione, è davvero sperimentale, nel senso che si percepisce chiaramente come Ginzburg stia cercando di capire dove lo porterà questa commistione di elettronico e organico.