Due dischi Kranky: Earthen Sea e Pan•American

Che imbarazzo non aver mai ascoltato Earthen Sea: il mondo sfocato e di cristallo di certa Kranky scaldato dal battito trip hop. Jacob Long trova tutti i suoni giusti, li trasfigura in apparizioni benevole, in allucinazioni seducenti, cala tutto in un contesto rassicurante come quello del battito del cuore della madre per il figlio. Così facendo porta con sé chi ascolta in un sogno interminabile, togliendogli ogni possibile voglia di alzarsi, nutrirsi, lavorare, esistere in un modo che non sia stesi sul divano o immersi nella vasca da bagno (più la seconda che la prima, perché c’è sempre quel non so che di acquoso nel trip hop). Non avevo dubbi che tutto questo fosse stato concepito durante il lockdown, periodo che, probabilmente, con un simile sottofondo sarebbe o durato un’eternità (gente trovata morta in casa con Ghost Poems in loop e le borse di carta delle consegne a domicilio sparse per terra) o un battito di ciglia. Chapeau.

Dopo averlo intervistato, non parlare del nuovo lavoro di Mark Nelson a nome Pan•American sarebbe stato ancora più imbarazzante del non aver mai cagato Earthen Sea.

In The Patience Fader i soliloqui gentili della chitarra di Nelson sono in grandissima evidenza, gli effetti ci sono, ma non si esagera come uno potrebbe credere, e pochi sono gli elementi “elettronici” (campionamenti, field recordings, synth drone), diafani e nettamente in secondo piano. Nulla di nuovo o esplorativo, insomma, ma in grado di sprigionare una malinconia che non lascia indifferenti. Se non ci fosse scritto quel nome sulla copertina, forse qualcuno lascerebbe perdere subito l’ascolto, ma se devo dirla tutta, era da certi passaggi di Hex degli Earth che un album non mi metteva a sedere fuori da una di quelle case statunitensi in mezzo al nulla, a pensare a tutto e a niente e allo stesso tempo, e a smarrirmi in un paesaggio così ampio da non poter mai essere compreso in uno sguardo. Che Nelson abbia deciso di essere più semplice, onesto e diretto è chiaro, e ne ha pure parlato qui, poi tocca a chi ascolta stare al gioco o cercare altro. Io ci sto volentieri, anche se non sempre.