Due compilation legate all’Ucraina: Sounds Of Survival From Ukrainian Underground e A Collective Memoir
In queste settimane su Bandcamp sono uscite due interessanti raccolte che coinvolgono musicisti ucraini di area elettronica: la prima, Sounds Of Survival From Ukrainian Underground, raccoglie artisti tutti ucraini delle etichette SKP Records di Kiev e della berlinese Noland, gestita dai fratelli Teichman; la seconda, A Collective Memoir, è nata su iniziativa del collettivo che organizza l’Urvakan Festival a Yerevan, Armenia.
Sound Of Survival è un disco variegato, eterogeneo, comunque allineato ad un’elettronica ritmica vicina all’estetica dub/IDM da cui però si distaccano i MAVKA, duo di Kiev composto da Iryna Lazer, voce e performer, e Oleg Mikriukov, attivo dal 2013 e autore di colonne sonore per teatro, danza e cinema d’avanguardia. I Mavka creano una musica evocativa, affascinante, che attraversa vari generi, dal folk all’ambient e all’industrial, con cura ed attitudine dark. I due pezzi all’interno della raccolta, “Tysyiachi” e “Za Zytthia”, fanno indubbiamente desiderare l’approfondimento del loro catalogo, che conta ormai quattro album.
La seconda proposta parte su iniziativa del Festival Urvakan (vocabolo che in armeno sta per fantasmi, spiriti), rassegna di musica elettronica che ha avuto luogo a Yerevan, capitale armena, a oggi con due edizioni (2019 e 2020, quest’ultima poi sospesa causa pandemia) e al momento naturalmente in enorme difficoltà dovute alla guerra in corso, ma gli organizzatori non si sono persi d’animo, organizzando intanto un progetto trans-nazionale con questa raccolta dal titolo programmatico di A Collective Memoir, riunendo un gruppo di musicisti armeni (Nystagmus e I S), georgiani (Ana Jikia), russi (Perila, L e Foresteppe) e ucraini (Nikolaienko e Chillera) per indagare un patrimonio acustico, una memoria sonora collettiva inconscia, una evocazione musicale condivisa da quelle genti di quella vasta parte di mondo. Vieppiù il destino ha voluto che il disco fosse disponibile on line il 23 febbraio, cioè il giorno prima dell’invasione russa, e questa tragica coincidenza ha dato inevitabilmente adito ad un cambio di prospettiva sia nell’ascolto dei brani contenuti, sia nella distribuzione dei ricavi del disco, che verranno ora destinati alle organizzazioni umanitarie entrate in azione in Ucraina.
Se l’intenzione dei promotori e dei musicisti era già chiaramente politica, con la guerra in atto viene enfatizzato il lato organico del progetto, il comune sentire contro la guerra, ma è interessante rilevare come in A Collective Memoir ci sia un’elettronica variegata, un passo avanti a quel che abitualmente ascoltiamo in questo ambito ed evidentemente il retroterra culturale comunque esterno alla nostra comfort-zone occidentale dà a queste musiche una sorprendente quanto originale prospettiva. Sottolineando che tutti i contenuti danno spunti di ricerca, è sui due artisti ucraini presenti che concludiamo: Chillera, di Odessa, che dedica al porto della sua città un brano scuro, liquido, con registrazioni del rumore delle imbarcazioni alla fonda ma che poi ci accompagna con un jazz spezzato ed incandescente nei locali del quartiere portuale giusto affacciati sulle rive, oggi minacciose, del Mar Nero; Dima Nikolaienko, da Kiev, fondatore della label Muscut (MusicCutting), con “Antenaa” ci riporta il suo originale approccio al suono claudicante e soave di Loops & Cuts Soup, album che lo fece conoscere fuori dalla madre patria già nel 2010.
Dunque, mentre la guerra non accenna a concludersi, i musicisti combattono la loro tanto incruenta quanto valorosa battaglia incontrandosi, condividendo idee e suoni e valori anziché sparandosi l’un l’altro!