DRUNK DAD, Ripper Killer
Dopo Morbid Reality del 2013, i Drunk Dad da Portland pubblicano il loro secondo disco, Ripper Killer, ancora su Eolian Empire, etichetta della loro città gestita dai Rabbits (recensione finita, potete già andare oltre). Altro gruppo che non inventa nulla e non sembra interessato a farlo, piuttosto l’obiettivo pare quello di tornare indietro negli anni Novanta, prendersi il meglio del punk, del grunge (i Drunk Dad sono molto nirvanosi) e del noise rock e portarlo in giro nel 2014, un’operazione che abbiamo visto fare anche ad altri (tutta gente in apparenza non proprio giovanissima), che sono riusciti a ricreare l’immediatezza dei generi che hanno resuscitato. I Drunk Dad fanno la stessa cosa, aggiungendo anche un “noiser” a costruire un po’ di atmosfera malsana con la quale aprire alcune tracce, ma sembra più un vezzo che un tentativo di innestarlo davvero nella band e nel sound, che è e rimane una macchina fuori controllo che investe un disgraziato e lo schiaccia su di un albero o su di un muro in cemento. Comunque, buone idee se ne sentono in ogni pezzo, nel senso che i Drunk Dad sono abbastanza bravi a piazzare cambi di tempo, divagazioni strumentali e piccole modifiche alla loro miscela di stili, riuscendo a tenere fermo chi ascolta anche quando gli propongono i sette minuti e mezzo della title-track.