DROPDEAD, Dropdead
I Dropdead ci hanno fatto aspettare 22 anni per un disco nuovo, forse un primato per un gruppo che non ha mai smesso di suonare. Nel frattempo hanno centellinato ben sette split 7″, ma il disco a piena durata non lo avevano voluto proprio fare. Disco che, tra l’altro, è pure omonimo come i precedenti due. Sono stato comunque sempre fiducioso e in questo tempo senza fine non ho mai smesso di ascoltarli regolarmente. Esatto, come si può intuire, per quanto mi riguarda questo ritorno è uno dei più bei regali del 2020, discograficamente parlando. 23 pezzi che appena saranno disponibili in formato solido rischiano di monopolizzare il mio giradischi per un tempo indefinito.
Sono sempre loro, lo stile sarebbe riconoscibile anche a volume prossimo allo zero: hardcore perennemente incalzante che deve sia alla Svezia (Shitlicker, Mob 47, Anti Cimex…) che al Giappone (S.O.B., Confuse…), oltre che alla ovvia madrepatria (Siege senza ombra di dubbio, ma anche Septic Death, Necros…). Nello specifico siamo molto vicini al secondo disco, meno parti iperveloci e più impatto semplicemente hardcore/punk. Ma che impatto, ragazzi! Un treno che spazza via tanti giovani dalle intenzioni anche buone. Intatta è restata anche la veemenza di testi che non rinunciano agli argomenti politici, così come la pulizia della lingua, priva di qualsivoglia pelo. Notevole e inusuale la scelta di allegare i testi al promo digitale.
Certo, temi come l’antispecismo, l’opposizione alla religione… sono forse fin troppo classici, ma siamo in tempi in cui sembra non esserci una giusta via di mezzo nella polarizzazione fra eccessi di “politically correctness” e strilli ultra-reazionari, e valorizzare idee magari semplici e per qualcuno forse trite, come quelle dei Dropdead, assume un valore importante che magari venti anni fa non aveva. I nostri infatti non le mandano certo a dire nel riflettere sugli Stati Uniti dell’era Trump in cui razzismo e ur-fascismo sono purtroppo posizioni “normali”. Disco imperdibile sotto tutti i punti di vista.