DRØMME, S/t
“Drømme” significa sognare, nel caso non sappiate usare un motore di ricerca. Diventa oggi il nome di un gruppo italiano che evidentemente si sente più vicino – quanto a stati d’animo – alla Scandinavia che al Mediterraneo. I Drømme si formano a Trieste e Gorizia nel 2014 (chitarre-basso-batteria-synth), ma chi ne fa parte stava già in altre band, nello stesso contesto che – a grandissime linee – ha generato i vari The Secret, Grime, Ooze… Loro non sono estremi come questi nomi, ma in qualche modo si capisce che giravano per posti più pericolosi: ora suonano post-rock giocando sulla dialettica pieni/vuoti e sul volume, ma sono bravi anche nelle parti riflessive e malinconiche (dimesse come riesce solo agli Arab Strap) o nei frangenti più emotivi, sulla scia dei Mono.
Tra le mani ho il loro demo di cinque pezzi, messo in circolo da un paio di mesi. Posto che sono chiusi in una gabbia di genere, quello che provano a fare è restituirlo al meglio, colpendo allo stomaco (con le esplosioni di “You Can’t Go Home Again”, ad esempio), ma senza rinunciare a finezze e tocchi personali, penso al drone iniziale con cui dragano il pavimento o al basso swansiano che aumenta la gravità dei pezzi, o ancora all’uso dei campionamenti a perfezionare l’atmosfera.
Vedremo se sapranno ancora migliorare, dal vivo e in studio, conservando il buon mestiere e senza scordare quel minimo di originalità necessario. Il sound che si sono scelti è da tempo svilito da miliardi di brutti cloni, ma ora come ora sono convinto che i Drømme possano farcela. Record labels, please get in touch.