DOXIE, It Might Be Anything Else
Le Doxie vengono da Bologna e suonano punk-rock, il che già dice molto. Si divertono a scrivere brani energici e orecchiabili senza perdere mai la giusta grinta e non sembra amino prendersi troppo sul serio. C’è da dire che al loro interno si sono dati appuntamento membri di Horror Vacui, Kontatto, Montenegro, Into The Baobab, quindi non delle debuttanti allo sbaraglio, ma volti già noti a chi bazzica certi lidi e questo si sente forte e chiaro lungo le otto tracce di It Might Be Anything Else, soprattutto perché le radici non sono quelle della MTV Generation e del punk annacquato un tanto all’etto, ma il suono che ha riempito le pagine di Maximum Rock’n’roll e Flipside, quel punk-rock volutamente lo-fi che va dritto al punto con voci e chitarre stridenti e spesso dissonanti, nessuna patinatura per apparire alla moda e tanta energia lasciata fluire senza rete. C’è molta melodia e una strizzata d’occhio al ritornello accattivante, ma il tutto è immerso nell’attitudine genuina e nella voglia di mantenere viva la migliore tradizione del punk al femminile, a cavallo tra Los Angeles e riot grrrl, una spruzzata di college e tanta (auto)ironia. Non manca nemmeno l’attitudine giusta, quella di chi si muove all’interno della scena diy da sempre e non si è inventato una posa per far casino, di chi si batte per gli spazi e le opportunità a Bologna e in giro per l’Italia, ma ha deciso di farlo in modo coinvolgente e non serioso, senza far per forza la faccia cattiva e il muso lungo. Insomma, ci si diverte, si poga e si suda senza dover tenere il bastone da selfie in mano, fosse solo per questo le Doxie ci ridanno fiducia in un linguaggio troppo spesso finito in mano alla gente sbagliata. 1, 2, 3…