DOWNFALL OF GAIA

Downfall Of Gaia, foto di Danny Blase

Autori di un album potente, personale e dal forte impatto emotivo, i Downfall Of Gaia stanno per sbarcare in Italia con ben tre date: quale migliore scusa per scambiarci quattro chiacchiere e presentare la band ai nostri lettori?

Vi va di raccontarci qualcosa della storia dei Downfall Of Gaia? Chi fa parte della band oggi e cosa è cambiato nel corso degli anni?

Hannes (batteria): I Downfall Of Gaia si sono formati nel 2008 e nel corso degli anni ci sono stati due avvicendamenti alla batteria, finché sono entrato io nel 2010. Oggi, oltre a me, ci suonano Dominik e Peter alla chitarra e alla voce e Toni al basso e voce.

Siamo sparsi per tutta la Germania: Peter vive ad Amburgo, Dominik a Berlino, mentre io e Toni stiamo ad Hannover, anche se lui si sposterà presto ad Amburgo. Questo rende a volte particolarmente stressante incontrarci per provare, ma ne è sempre valsa la pena e siamo davvero soddisfatti di ciò che siamo riusciti a fare finora. Con Toni ad Amburgo – e vedremo per quanto tempo io resterò ad Hannover – sarebbe tutto più facile, specie se alla fine almeno in tre vivessimo nello stesso luogo.

Agli inizi eravate spesso definiti come una band dai forti riferimenti crust, mentre il vostro sound attuale è un mix di differenti influenze con un forte impatto emotivo. Come lo descrivereste e cosa ha influenzato questa evoluzione?

Il suono dei Downfall Of Gaia è cambiato nel corso degli anni fino a diventare più scuro e dinamico. Direi che suoniamo un mix di sludge, black metal, doom e hardcore, con alcune influenze più calme e atmosferiche di estrazione post-rock. Se qualcuno volesse per forza farci rientrare nel guscio di un genere, direi che post-metal si potrebbe adattare abbastanza bene.

Non ci siamo mai prefissati di suonare in un modo o come qualcuno, quindi, a parte i cambiamenti naturali apportati dai tre membri fondatori, Peter, Dominik e Toni, dopo la mia entrata abbiamo provato ad inserire alcuni blast-beat e parti di doppia cassa, visto che avevo suonato sempre in gruppi metal. La cosa ci è sembrata sposarsi bene con le atmosfere che volevamo creare.

Dimostrate di avere un approccio intenso anche alle parole, cosa attrae il vostro interesse e cosa finisce nel vostro immaginario?

I nostri testi hanno un taglio decisamente oscuro, così da sposarsi bene con la nostra musica. Mentre, ad esempio, Epos trattava soggetti differenti, come l’adattarsi delle persone agli stereotipi o il cercare la propria personalità all’interno di dogmi imposti dalla scena o dalla società, o ancora – vedi il brano “Luftschloß” – di come i sogni possano venire distrutti proprio di fronte a te e infrangersi. Con Suffocating In The Swarm Of Cranes abbiamo voluto raccontare una storia da leggersi come un unico insieme, con i differenti brani a rappresentare differenti tasselli da mettere in relazione al contesto generale.

Il disco parla di una persona che soffre di insonnia e problemi psichici causati dalle molte pressioni del mondo moderno. Di come una società perversa e superficiale, la pressione sul lavoro e la crudeltà del mondo lo portino lentamente alla follia. Se siete interessati ad approfondire, potete trovare un riassunto in inglese dei testi (che sono in tedesco) sul nostro sito: www.downfallofgaia.com

Siete entrati di recente nella scuderia della Metal Blade. Com’è nato tutto e come vanno le cose finora?

Un giorno abbiamo ricevuto una semplice mail dalla Metal Blade che si dichiarava interessata a lavorare con noi. Lì per lì siamo rimasti storditi, abbiamo cominciato a discutere di questa opportunità fantastica e abbiamo accettato con entusiasmo. Per ora non possiamo che dire di lavorare alla grande con loro. Ci supportano e, cosa ancora più importante, c’è un’ottima comunicazione.

Voi siete da sempre coinvolti nella scena diy e avete collaborato con molte etichette interessanti. Vi va di darci il vostro punto di vista sulla scena underground tedesca attuale? Sentitevi liberi di suggerirci qualche nome di band o label da tenere sotto controllo.

La prima cosa che dovrei dire è che in Germania siamo davvero viziati, con tantissime band favolose, grandi label e una scena davvero ricca. La lista sarebbe davvero troppo lunga se dovessi indicarvi tutte le realtà da ascoltare, vi consiglio però di seguire queste label: Alerta Antifascista, Moment Of Collapse, Vendetta, Adagio, Contraszt, React With Protest, Per Koro, Phobiact. Molte città in Germania hanno ottime band che meritano attenzione. La maggior parte di queste suona in giro, per cui, alla fine, se conosci abbastanza gruppi diventa piuttosto facile organizzare concerti.

Più in generale, qual è la vostra opinione sullo stato dell’industria musicale e sulla sua crisi attuale? Credete sia solo una reazione alla crisi economica mondiale o c’è un vero cambiamento nel modo in cui la gente si relaziona la musica? 

Credo che l’industria musicale sia cambiata, ma la crisi tanto sbandierata è una menzogna. A parte qualche grande pop-band, l’evoluzione ha portato grossi vantaggi per le band più piccole. Senza internet, ad esempio, sarebbe impossibile scoprire tante buone formazioni e ascoltarle ovunque nel mondo. Credo che il problema, in generale, risieda nella struttura mainstream in cui la gente era ed è abituata a muoversi, senza dare alla musica il giusto amore che meriterebbe, magari limitandosi ad ascoltarla in macchina o sotto la doccia.

Nella nostra piccola scena tutti amano la musica molto di più, adorano le emozioni vere e pure che trasmette, il che magari è il motivo per cui tra di noi è ancora così intenso il rapporto con il vinile. Ascoltare un album rappresenta una sorta di rituale pieno di rispetto, per prenderti il giusto tempo con l’artwork, i testi e ogni altro aspetto, mentre quando ascolti la radio neanche ti interessa il titolo del brano. Quindi, credo che la scena diy continui a dimostrare come la musica che lo merita vada trattata.

Che ne pensate della Rete e delle sue possibilità per raggiungere un pubblico più vasto e restarci in contatto? Credete che internet possa rappresentare un valido sostituto delle vecchie ‘zine e del tape trading o sia piuttosto un magma insensato di informazioni caotiche e suggerimenti inutili?

Credo che la Rete abbia reso le cose molto più semplici e non saprei davvero come sarebbe la situazione oggi senza la rete, a meno che tu non stia in una band famosa che può e vuole fare tour in tutto il mondo. Ha reso la scena diy molto più vasta e, ad esempio, permette di ascoltare la demo di un gruppo asiatico che non ha neanche fatto un concerto.

Però, come hai detto tu, può essere caotico e anche pericoloso. Per cui, direi che ha semplificato le cose per la nostra scena, ma è anche difficile da gestire e ricco di pericoli.

State per iniziare un tour e suonerete anche alcune date in Italia, vi va di ricordarci quando e dove?

Suoneremo in Italia proprio all’inizio del tour e ciò ci rende davvero felici, perché finora i Downfall Of Gaia hanno suonato da voi solo un concerto nel 2009. Saremo a Milano il 5 aprile, il 6 aprile a Prato e il 7 aprile a Savignano sul Rubicone. Spero ci sarete.

Quanto conta per voi poter incontrare il vostro pubblico e passare del tempo insieme?

Questa è la cosa più importante dello stare in tour e il perché lo adoriamo. Credo che quasi ogni band sia eccitata dall’idea di incontrare nuove persone e divertirsi insieme a suonare dal vivo. Questo è, in fondo, tutto ciò che rappresenta andare in tour!

Avete suonato molto dal vivo, compreso un tour negli USA: quali ricordi vi ha lasciato? Credete ci siano differenze tra il pubblico europeo e quello americano? 

Di sicuro abbiamo avuto un sacco di fortuna, non posso dire che anche uno solo dei nostri tour sia andato male, anche se ci hanno rapinato ben due volte l’anno scorso.

Direi che se dovessi scegliere i migliori ricordi citerei il breve tour in Russia nell’autunno del 2012 e quello nell’Est nel 2011. La gente è andata completamente fuori di testa e sono stati tutti molto gentili e riconoscenti, il che è fantastico.

Le date negli USA sono state favolose, era la prima volta che incontravamo i nostri amici Vestiges, che hanno organizzato tutto e ci hanno accompagnato per le due settimane (nel 2012, poi, hanno fatto anche due settimane con noi in Europa).

Se devo indicare anche una sola differenza tra il pubblico negli States e in Europa entro in crisi, non credo di riuscirci ora come ora. Entrambe le audience si sanno dimostrare espansive e cordiali, il che è molto importante per noi.

Last famous words. Qualcosa da aggiungere?

A parte lo scontato “grazie mille per l’intervista”, vorrei ringraziare l’inventore della pizza, perché è favolosa!