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Il doom ecologico dei Corvus

Conosco decine di gruppi che hanno molte possibilità economiche ma non “l’attitudine”, che pensano solo a essere una rock band da fighi, dimenticando che la musica è e sarà sempre un mezzo per esporre idee, pensieri, sensazioni, dolori… l’esatto contrario di quella dei fighi del mainstream. Continuate – come dice Peter Nash – nella vostra cloaca, seguendo i vari rocker mondiali e il loro business musicale, o i programmi che propongono nuovi musicisti del tutto inutili, a unico vantaggio dei soliti. Il potere che si infiltra e corrompe ovunque, portandoci verso l’oblio.

Peter Nash, per chi non lo conoscesse, è un veterano della scena underground inglese, è infatti tra i fondatori di band di culto come Doom (crust hardcore) e Cain (industrial, doom metal). Con questi ultimi nel 1992 ha pubblicato Take The Pain, un bellissimo album passato purtroppo inosservato, che consiglio a tutti di ascoltare. Nash ha anche fatto parte di Extreme Noise Terror, Filthkick e Lithium Six.


Nel 2007 Pete avvia il suo progetto personale, Corvus, e nei successivi sei anni mette in circolo un totale di sei demo. Il primo della serie si intitola “The Druid Pt. 1” e viene realizzato nel gennaio del 2007: Nash suona tutto tranne la batteria, dietro alla quale si siede Brian “Bri Doom” Talbot (storico chitarrista dei Doom), che si occupa anche della registrazione e della produzione (Brian ha uno studio chiamato Studio 1in12, sito nella città di Bradford). A tal proposito Nash dice: “Bri ha fatto un lavoro incredibile, visto che non aveva mai sentito le canzoni prima del giorno in cui le abbiamo registrate. Lui ha suonato la batteria solo su questo primo demo. Il resto sono tutti i disastri fatti con le mie mani… mi dispiace! Comunque è stato bello reincontrare Bri, non lo vedevo dal tour in Giapponese coi Doom, oltre venti anni fa, credo!”. Così Nash spiega i titoli del demo e delle canzoni: “Al tempo facevo ricerche sulle religioni pagane e ho usato i loro simbolismi, ma è presente anche un approssimativo messaggio ecologico”. All’inizio il lavoro voleva essere in stile doom metal, ma alla fine le canzoni suonano up-tempo e rockeggianti, dunque si potrebbe pensare a “The Druid Pt. 1” come a un incrocio fra Motörhead e Sabbath, o meglio “Motörhead meets drunken Sabbath”.

Il secondo demo, “Lamentations”, composto da sette canzoni, doveva andare a formare un album col suo predecessore, ma Pete non poteva permettersi di registrare tutto in una volta sola. Il titolo è autoesplicativo, infatti Nash dichiara: “Forse è un po’ teatrale, ma è come mi sentivo in quel momento”. Qui è ancora più evidente il fatto che i testi siano impegnati: “Avevo letto il libro su Black Elk Speaks, un memoriale di John Neihardt sulla vita di Alce Nero che ha ispirato la corrente New Age, e questo mi ha dato spunti per il messaggio ecologico, mentre musicalmente, guardandolo con gli occhi di oggi, mi ricorda il sound dei Trouble, purtroppo penalizzato dalla registrazione”. Anche il successivo “Adust” affronta lo stesso argomento, con il sound che si fa ancora più duro e sporco e “un po’ più odioso e pessimista”. Pure in questo caso, come quasi in tutti gli altri, per questioni di soldi le registrazioni sono “one take”.

All’epoca di “Umbra”, la situazione economica di Pete era ancora malandata, ecco cosa ci racconta: “Avevo già venduto la maggior parte dei miei dischi al fine di pagare per il tempo in studio e quindi ho dovuto registrare questo su un quattro tracce a casa. Le riprese risultano ruvide, ma cosa avrei dovuto fare altrimenti?”. I riff sono oscuri e tetri, nella migliore tradizione doom metal, mentre per quanto riguarda i testi “il pessimismo sulla condizione del nostro mondo aveva preso piede!”. Nel 2012 è la volta del concept “Tears Of The World”, composto da tre canzoni suddivise ognuna in tre movimenti: lo stile sonoro è simile quello del suo predecessore, ma l’insieme è un po’ più pulito e up-tempo. Nuovamente si tratta di un’autoproduzione casalinga, con i testi che attaccano la razza umana per come tratta la natura (“ancora una previsione tetra per l’uomo nella sua buca delle acque reflue che la gente chiama Terra!”). L’ultimo lavoro, “Styx”, risale al 2013, è composto da sette canzoni. “Questo è stato registrato con Cubase sul mio computer perché ancora non potevo permettermi di acquistare tempo in studio. Ho registrato tutto in una sala prove in una cittadina vicino alla mia. Un po’ più up-tempo, e doveva essere un album doomy garage, ma alla fine è un po’ più rock e meno doomy rispetto al resto”.

Il futuro di Corvus non è chiaro: “Non sono sicuro che sia ancora attivo, per circa due anni non avevo voglia di comporre, ero deluso, ma poi ho iniziato a farlo di nuovo sotto il nome di Of The Grave, probabilmente per scrivere per me stesso, senza l’intenzione di pubblicare qualcosa su qualche piattaforma, a meno che qualcuno non lo voglia sentire”. E riguardo ai testi Pete mi dice: “Se tu ti guardi attorno vedi che il mondo è totalmente fucked, e questa è la mia interpretazione di doom, doom metal, non riesco a scrivere su devils n’ shit… beh a volte forse…”. Quando gli chiedo se questi demo usciranno mai in vinile, mi risponde: “Ho sempre voluto diffondere le registrazioni su vinile o ri-registrare tutto con una band completa. Se ci fosse qualche interesse là fuori… ma non c’è mai stato, quindi probabilmente non accadrà, non posso permettermi di farlo”.

In conclusione

Nonostante tutti i miei anni di ascolti, produzione, concerti visti e così via, ancora non capisco come gli addetti ai lavori (anche e sopratutto quelli indipendenti) e il pubblico valutino i musicisti o i loro lavori. In questo caso i Corvus sarebbero da produrre e/o ascoltare solo per l’impegno economico che l’artista ci ha messo, addirittura vendendo cose proprie per realizzare e divulgare la propria musica. In più Nash mi piace – oltre che musicalmente – anche per il tema proposto nei testi, cioè una delle cose a cui tengo molto: l’ecologia. Il suo impegno sociale, dunque, per me è molto importante e lo dovrebbe essere a priori per tutti, a voi le conclusioni…

Line-up

Peter Nash: tutti gli strumenti

Discografia

The Druid Pt. 1 (2007)
Lamentations (2008)
Adust (2009)
Umbra (2011)
Tears Of The World (2012)
Styx (2013)