DOCTOR CYCLOPS, Local Dogs
Con Local Dogs, loro terzo disco, i Doctor Cyclops affinano le armi e cambiano prospettiva, cioè puntano dritti verso un sound più scarno e ruvido ma anche più diretto e capace di colpire il bersaglio con una precisione encomiabile. I ciclopi, infatti, recuperano la canzone nella sua forma più snella e lasciano da parte tutto ciò che potrebbe sviare l’attenzione da essa, in pratica abbracciano a piene mani la politica del less is more per offrire all’ascoltatore un viaggio in note a cavallo tra Settanta e Ottanta, con la collisione tra hard rock, heavy metal e venature psichedeliche nei suoni a rendere il menù più saporito.
La band utilizza melodie vocali e riff potenti come punti di riferimento attorno a cui far ruotare le varie sfumature del suo immaginario, stando sempre ben attenta a non lasciarsi prendere troppo la mano dalla evidente voglia di jammare che scalpita dietro l’angolo. Questo viaggio a ritroso nel tempo è reso con una tale naturalezza e competenza da apparire non solo piacevole ma spontaneo, frutto di passione e sentire reale, così da garantire la riuscita di dieci anthem di proto-metal al contempo oscuro e epico, perfetta sintesi di quel momento storico in cui il rock si appesantiva, con la conseguente fascinazione per tematiche adatte alla potenza di fuoco messa in campo dagli strumenti. Del resto, per disegnare l’orizzonte sonoro in cui si muove la band basterebbe citare la presenza di un guest d’eccezione come Bill Steer, che ha offerto il suo contributo in ben due tracce, ancora una volta nei panni di rocker sanguigno (per la serie corsi e ricorsi storici).
Non serve dilungarsi oltre per incoraggiare all’ascolto, visto che ci si trova di fronte a un lavoro i cui unici limiti sono legati alla predisposizione personale e la capacità di lasciarsi andare in un vero e proprio viaggio nella storia del metal che vale il tempo speso e non lascia rimpianti. Ancora una volta la Heavy Psych Sounds si impone come etichetta imprescindibile per chiunque ami queste sonorità.