I dischi “da paura” di Cadabra Records

La storia dei dischi “parlati” risale agli albori delle registrazioni fonografiche: prima dell’avvento delle videocassette tale forma di intrattenimento conobbe grosso successo in modo particolare negli Stati Uniti e in relazione a racconti del terrore, grazie ad etichette come la storica Spoken Arts o Caedmon Records, il cui catalogo comprende testi letti dalle voci di Vincent Price, Boris Karloff, Daniel DeFoe, Kurt Vonnegut o Dylan Thomas in persona. Cadabra Records nasce nel 2015 a Syracuse, Stato di New York, proprio da questa passione di Jonathan Dennison per la “spoken word” su vinile. Un passato come chitarrista in band hardcore locali, Jonathan coltiva l’idea di mettere insieme racconti, poesie e romanzi condensati, a tema horror o thriller appunto (alcuni dei quali grandi classici come “Il Corvo” di Edgar Allan Poe o “Il Mastino Di Baskerville” di sir Arthur Conan Doyle), con sonorizzazioni che potremmo definire d’autore o quantomeno molto particolari. A dire la verità le musiche, spesso notevoli, passano decisamente in secondo piano nei dischi Cadabra rispetto alla narrazione: Dennison afferma infatti che in nessun caso devono distrarre l’ascoltatore dalla storia, né sostituirsi in qualche maniera alla fantasia di quest’ultimo fornendogli un quadretto preconfezionato, ma devono solo potenziare l’aspetto narrativo. La preminenza data alla parola è ben evidente anche a giudicare dalle liner notes, cerchiamo però di fare il nostro e andiamo a porre in giusto risalto l’aspetto musicale delle edizioni Cadabra.

Abbiamo preso in esame quattro fra le uscite dell’anno in corso in casa Cadabra: fra le più interessanti c’è il classicissimo “Dracula” di Bram Stoker, tutto recitato in prima persona. La voce dell’impalatore, processata in modo da risultare decisamente raccapricciante, è quella di Tony Todd, il quale ha impersonato Candyman sul grande schermo nell’horror cult omonimo. Qui il testo parlato è perfettamente integrato con la musica, di impostazione cinematografica, curata da un misconosciuto Brent Holland, il quale sottolinea, senza mai prevaricare, i diversi momenti della narrazione attraverso i diversi registri e nel pieno rispetto, potremmo dire, della punteggiatura.


The Muse Of Hyperborea e No Ordinary Fairy sono entrambi musicati da Theologian. Il primo è una raccolta di diciotto poesie di Clark Ashton Smith, autore vicino a Lovecraft, il secondo è composto da due racconti letti da Laurence R. Harvey (protagonista degli ultimi due episodi della saga “The Human Centipede”) e scritti da Roland Topor, francese, autore del famoso film d’animazione “Il Pianeta Selvaggio”. Per entrambi siamo, ovviamente, sul terreno del dark ambient: The Muse Of Hyperborea è una discesa inesorabile verso l’ignoto, avvinti da bordoni-spire, rintocchi metallici e suoni sintetici che si contraggono e sbuffano, una bestia malefica concepita da Lee Barlow nel tentativo di stare dietro alla declamazione di S.T. Ioshi. In No Ordinary Fairy la musicalità della recitazione di Harvey, con il suo singolare accento northern english, rimane aggrovigliata in una matassa di suggestioni noir; sul secondo lato il lavoro di Theologian diventa tutto un gioco di tensione e rilascio.


The Yellow Sign è tratto dal racconto di un autore di culto del genere thrilling, quel Robert W. Chambers che pare sia stato di ispirazione per la serie tv “True Detective”. La musica qui è a cura di Maurizio Guarini, tastierista dei Goblin, trasferitosi in Canada nel 1999: come lavoro sembra abbastanza tipico per un audiolibro, sintetico ma con un occhio alla classica, con il tema che si ripete lungo tutto il disco e l’uso abbondante del contrappunto. Interessante il finale in cui l’arrancare cupo e le pulsazioni fangose ci riportano dalle parti di Theologian.


Molto bella la copertina di quest’ultimo disco, al pari degli artwork particolarmente curati delle varie uscite, molte delle quali disponibili su vinile di diversi colori. Per il futuro pare che Jonathan Dennison stia accarezzando l’idea di andare oltre la fiction e dedicarsi a quei fatti di cronaca nera in cui, come si suol dire, la realtà supera la fantasia: dobbiamo aspettarci una versione vinilica di “Chi l’ha visto?” musicata da Theologian?