DIRGE, Alma | Baltica
I Dirge, gruppo parigino attivo dal ’94, ci presentano Alma | Baltica. È un ep completamente diverso da tutto quello che la band aveva fatto finora. Eravamo abituati a sentire un gruppo post-metal atmosferico, il cui marchio di fabbrica erano le chitarrone e la forte presenza della voce. Ecco, eliminiamo questi ultimi due elementi e moltiplichiamo all’infinito l’uso del synth, dei campionamenti e degli effetti che facevano capolino nei precedenti lavori: avremo all’incirca un’idea di cosa sia Alma | Baltica, disco interamente strumentale, dove suoni suonati, registrati e digitali si fondono e sono sullo stesso piano.
La prima traccia, “Alma”, si apre con dei bassi ultrasaturi, sui quali inizia a prendere corpo un arpeggio di chitarra che si staglia su molteplici gorgoglii. Interferenze, rumori, glitch. L’arpeggio sembra l’ultimo residuo umano e significante che emerge dal magma digitale-inumano che lo accoglie. Un altro elemento preponderante nel disco è la ripetizione: il motore interno di quasi tutte le tracce è il loop, ogni giro ritorna sempre su se stesso e raramente troviamo un vero svolgimento. Si insinuano sonorità ieratiche, improntate a un senso di religiosità proveniente da un altro mondo, che danno vita a un suggestivo contrasto luce/ombra con le atmosfere cupe di questo fondo indifferenziato.
Nella seconda traccia, “Red Dawn Tibesti”, la ripetizione si fa ancora più incalzante e dipinge scenari apocalittici, rafforzando l’impressione che i suoni siano come robotizzati o quantomeno provenienti da un cosmo in rovina dove solo pochissimi appartenenti alla nostra specie sono sopravvissuti. E allora ci si fonde con la macchina, con i suoi meccanismi e scatti, scanditi da dissonanze dolorose.
In “Baltica” possiamo respirare un momento, siamo liberi dal loop infernale, il territorio è più ambient. Un vociare non ben identificato, campane a morto, le incursioni sonore sembrano ricordi che passano davanti lo schermo della mente.
Il disco si chiude con “Pure”, riverberi a non finire, un sound “paranoico” che richiama i Black Sabbath. Ma poi vi è un crescendo dal sapore mistico… adesso apparirà la luce, si schiuderà un mondo nuovo dopo le macerie.
Come abbiamo detto, si tratta di un lavoro veramente insolito per i Dirge, la band è riuscita ad abbandonare tutte le proprie certezze e a lanciarsi nell’ignoto per questo ep, dando prova di grandi abilità. Tuttavia, ci assicurano in un’intervista, non si tratta di una virata stilistica ma di un’esperienza a parte, dove sono andati a confluire materiali elaborati nel corso del tempo. Il prossimo lp, previsto per l’estate, tornerà di nuovo nei “canoni” del gruppo. Peccato, perché non ci sembra che abbiano raggiunto quest’intensità molte volte.