DIE ABETE, Senza Denti
Il ritorno dei ternani Die Abete, tre anni dopo quello che fu il loro disco d’esordio Tutto O Niente, ci rassicura sullo stato di salute del noise/post-hc italiano, deliziandoci con otto brani per la durata complessiva di 19 minuti in un susseguirsi di riff rabbiosi dall’attitudine fortemente punk. A scagliare il primo pugno ci pensa “Se Siete D’Accordo, Azzeriamo Tutto…”, “La Tigre” persevera nel vortice di disperazione e violenza, sia per le strutture ritmiche che non danno respiro, sia per le parti vocali che aggiungono sempre più nervosismo. Controtempi di stampo botch-iano dialogano con frenetici stop’n’go in “Icaro”, mentre “Il Giorno Dei Fuochi”, il più lungo del lotto (featuring di Mai Mai Mai), dopo un incipit aggressivo prosegue in cupe dissolvenze e feedback acidi. Ne “L’Antropologa/Il Trend Del Declino” le chitarre si fanno massicce e minacciose, robustezza fornita anche dalla presenza delle due batterie che coesistono senza pestarsi i piedi, forgiando un math-rock fruibile e disposto a crescere fino a sfiorare la violenza sonica nel brano successivo “Hai Scelto Bene, Adesso Crepa”. Solo con “Umeå” la tensione viene stemperata da una spazialità di stampo post-rock, complice la presenza di Alessandro Zanotti (Ornaments) alla chitarra, esplodendo poi sul finale in un crescendo rumoristico. Chiusura affidata a “Cheers, Colera!”: un veloce brindisi di commiato e via a sciacquarsi le ferite.
Senza Denti è un album teso ed energico, merito del crudo iperrealismo di testi aggressivi (che talvolta assumono un piglio cinico) e di una buona dose di veemenza hardcore nella musica. Valida e convincente su disco, la band risulta esserlo ancor di più sul palco, dimostrandosi capace di impostare live show fisici altrettanto coinvolgenti. Un titolo del genere, dopotutto, lascia poco spazio a dubbi e immaginazione.