THE DICK DASTARDLY’S, ブラック魔王 – Burakku Demon King [+full album stream]
Oggi vi offriamo in anteprima lo streaming di Burakku Demon King dei The Dick Dastardly’s, formazione di Talacchio che vede al suo interno alcuni volti noti qui impegnati a macinare note a cavallo tra rock’n’roll e punk, ruvidi quel che basta a risultare credibili, energici quel che serve a far muovere le chiappe, sfrontati e diretti come un calcio nelle parti basse. Lo sguardo corre tra Scandinavia e Stati Uniti, proto-punk e voglia di far danni senza rete, tra riff triturati a cento all’ora e voce sguaiata, cori che si imparano subito a memoria (cfr. “Watch Me Go”), tutto fila via senza intoppi e colpisce con la forza necessaria per coinvolgere l’ascoltatore e guadagnarsi vari giri di giostra. In fondo, come diciamo sempre, se c’è un genere in cui la differenza tra fuoriclasse e gregari risiede tutta nella capacità di far schizzare l’elettricità fuori dagli ampli è proprio il rock’n’roll imbastardito dal punk che The Dick Dastardly’s fanno loro e lasciano invadere la stanza. Non bastano il giro giusto o il ritornello orecchiabile, quel che serve è la capacità di lasciar colare lo sporco dal cono, sollevare la polvere e grattare la ruggine con le unghie, una questione di umori e miasmi che solo chi sa arrivare a fine serata senza preoccuparsi troppo di mantenere una parvenza di dignità può comprendere. Del resto, la stessa scelta del nome viene da loro così spiegata:
Il nome “Dick Dastardly” o “The Dick Dastardly’s”, risale alla metà degli anni Cinquanta e fu coniato dall’attrice Lauren Bacall per definire il ristretto gruppo di amici e colleghi artisti che all’epoca era composto da Giovanni Bogart, Marco Tracy, Gianmarco Sinatra, Enrico Niven e la moglie Andrea. In occasione della prima di uno spettacolo di Link Wray a Talacchio, il gruppo soggiornò nella città di Vallefoglia per quattro giorni di baldoria e gioco d’azzardo, al termine dei quali Lauren Bacall definì “cazzetti impolverati” i malconci superstiti ai bagordi (nome trasformatosi poi in Dick Dastardly)…
Ecco, l’idea della band e del suo suono sta tutto in questo racconto, nel sopravvivere ai quattro giorni di bisboccia e uscirne acciaccati e pesti ma vivi, un po’ come ci immaginiamo dovrebbe essere l’esito dei loro live e del successivo post-concerto trascinato tra shottini e chiacchiere, sigarette e visite barcollanti ai cessi. Se tutto questo vi intriga e pensate di non averne ancora abbastanza, siete invitati a farvi un giro e godervi questo sano rock’n’roll che al solito non inventa nulla di nuovo ma fa il suo sporco lavoro in maniera egregia. Buon ascolto.