Di playlist 2020 e Diavoli Arancioni

Il disco più nominato dai nostri redattori quest’anno è:

ORANSSI PAZUZU, Mestarin Kynsi

Avevamo intervistato il gruppo nel 2016, quando già stava facendo il botto. Leggete qui, è un’intervista molto bella.

In ordine quasi casuale, seguono le playlist di chi dentro The New Noise è stato al gioco.

Federico Benaglia

Cosa mi ha lasciato di buono questo 2020? Date le circostanze, rispondere a questa semplice domanda è complicato. Se restringiamo l’indagine alla musica (più specificatamente agli ascolti, visto che per chi suona o fa suonare quello che sta per esaurire le sue ultime cartucce di sfiga è stato l’annus horribilis) questi dodici mesi sono stati incredibilmente ricchi di uscite che mi hanno aiutato a – non credo di esagerare – sopravvivere. Nessuno dei miei “big” è mancato all’appello, anche se a colpirmi sono state molte piccole realtà che, in attesa di poter tornare sul palco di fronte alle venti/trenta persone d’ordinanza, hanno tirato fuori il meglio di sé.

C’è tantissimo materiale che come al solito non sono in grado di ridurre ad un piccolo elenco di nomi, né mi permetto di schierare in una classifica (non siamo mica ad X-Factor qui). Ecco perché vi riassumo il mio 2020 in musica così…

Che spettacolo!

Emma Ruth Rundle & Thou, May Our Chambers Be Full 

Il migliore del 2020? Di sicuro quello che è riuscito a coinvolgermi e sorprendermi di più. Di lei avevo adorato On Dark Horses del 2018, i Thou mi sono invece sempre risultati un po’ ostici… Insieme azzeccano proprio tutto.

Le conferme

Deftones, Ohms (al netto delle ultime dichiarazioni un po’ “meh” di Carpenter)

Ulcerate, Stare into Death and Be Still

Ulver, Flowers Of Evil

The Ocean, Phanerozoic II: Mesozoic | Cenozoic

Oranssi Pazuzu, Mestarin Kynsi

La delusione

Enslaved, Utgard

Attesissimo, forse troppo. Si rivela un rompicapo con momenti di altissimo livello intervallati da soluzioni tagliate con l’accetta, e neppure affilata tanto bene. Peccato.

La sorpresa

…and Oceans, Cosmic World Mother

La scoperta

Expander, Neuropunk Boostergang

Graditi ritorni

Envy, The Fallen Crimson

Jesu, Terminus

Come farmi piacere un album thrash metal nel 2020

Mr. Bungle,  The Raging Wrath of the Easter Bunny Demo

Gli italieni

Prolifici come sempre, cito i cinque che ho consumato di più:

O: Antropocene

Postvorta, Porrima

Collars, Tracoma

L’Oceano Sopra, Kéreon

Rise Above Dead, ULRO

Non mi dispiace, non me ne pento!

Giusto perché in fondo sono un poser, ammetto che a me “Miss Anthropocene” di Grimes è piaciuto!

Angelo Borelli

AMNESIA SCANNER, Tearless (Pan)
CHOUK BWA & THE ÅNGSTROMERS, Vodou Alé (Les Disques Bongo Joe)
EGISTO MACCHI, Sud e Magia (Soave)
METZ, Atlas Vending (Sub Pop)
NAZAR, Guerrilla (Hyperdub)
ONEOHTRIX POINT NEVER, Magic Oneohtrix Point Never (Warp Records)
POLYSICK, Flora e Fauna (Edizioni Mondo)
SUN ARAW, Rock Sutra (Sun Ark Records)
TEHO TEARDO, Ellipses Dans L’Harmonie – Lumi al Buio (Spècula)
YVES TUMOR, Heaven To A Tortured Mind (Warp Records)

In un 2020 in cui, per forza di cose, la fruizione di musica dal vivo si è pressoché azzerata, abbiamo concentrato tutte le nostre attenzioni (e parte delle nostre esigue entrate) verso il supporto discografico: poco male, volendo consolarsi e fare proprio il punto di vista del grande Iannis Xenakis, datosi che il concerto allontanerebbe dalla musica nella sua essenza più profonda. Fra le pochissime cose che sono riuscito a vedere quest’anno c’è il recital di Elio Germano su Céline, musicato da Teho Teardo: il disco di quest’ultimo ispirato dall’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert mi è parso un lavoro di grande originalità nel suo tenere insieme passato e presente. Il rock ogni anno muore e poi risorge, come quel tipo di duemila anni fa di cui fra qualche giorno è il compleanno: stavolta gli autori del miracolo sono i Metz, band canadese che al quarto lp offre la sua prova migliore di sempre, rumorosi, avvelenati e senza troppi fronzoli, punk per il terzo millennio con una leccatina di grunge come è d’uopo in casa Sub Pop. Rock Sutra è il titolo dell’ultimo lp di Sun Araw (il riferimento mi pare più alla roccia in senso proprio, effigiata in copertina, che al genere musicale): Cameron Stallones vi frulla dentro i consueti condimenti psicotropi e la sua passione per la Giamaica secondo il suo inconfondibile stile, tornato all’altezza dei suoi migliori lavori del decennio scorso. La Warp negli ultimi dodici mesi ha sfornato due dischi straordinari nel loro essere sfrontatamente inattuali, il soul rock lubrico dell’ultimo Yves Tumor, una conferma, e il concept ipnagogico sulla radiofonia di Oneohtrix Point Never, per quanto mi riguarda una sorpresa. Gli Amnesia Scanner con Tearless mettono assieme hi tech, ritmi latini da festa in spiaggia e un’estetica punk sui generis; Nazar va fortissimo con il suo approccio moderno al terzomondismo, Vodou Alé invece è il frutto di una riuscitissima collaborazione fra Haiti e Belgio ad opera di Chouk Bwa & The Ångstromers. Polysick si rifà, nei suoni e nell’estetica ma senza scadere nel manierismo, alla golden age delle sonorizzazioni, quella che ha visto protagonista un altro Egisto. Sud e Magia contiene musiche realizzate nel 1972 per l’omonimo documentario di Gianfranco Mingozzi, basato sul saggio di Ernesto De Martino, ma è stato pubblicato solo quest’anno: mi sembra giusto includere Egisto Macchi fra le cose belle del 2020.

Lucrezia Ercolani

Osees, Metamorphosed
Colter Wall, Western Swing & Waltzes And Other Punchy Songs
Fiona Apple, Fetch The Bolt Cutters
Elvis Costello, Hey Clockface
Nine Inch Nails,  Ghosts V: Together
Thurston Moore, By The Fire
Yves Tumor, Heaven To A Tortured Mind
Pop X, Antille
King Krule, Man Alive!
IDLES, Ultra Mono

extra

WOWFalene

Nazim Comunale

20 dischi per il 20 (e una perla dal 19)

Cory Smythe, Accelerate Every Voice
Sara Serpa, Recognition
Roscoe Mitchell – Jerzy Mazzoll – Slawek Janicki – Qba Janicki, Four Sure
Emanuele Parrini 5et feat. Taylor Ho Bynum, Digging
Alexander Von Schlippenbach, Slow Pieces For Aoki
The Soft Pink Truth: Shall We Go On Sinning So That Grace May Increase?
Tell No Lies, Anasyrma
Susan Alcorn Quintet, Pedernal
Gabrio Baldacci, Nina
Jim Black Trio, Reckon
Francesco Massaro & Bestiario, Quaderni Di Zoologia Imperfetta
Nate Wooley, Seven Storey Mountain VI
Økapi, Otis Vertical Tales
Msmiroslaw, The Age Of Warm Asylum
Joelle Leandre / Pascal Contet, Area Sismica
Ombak Trio, Through Eons Now
Oranssi Pazuzu, Mestarin Kynsi
Matmos, The Consuming Flame: Open Exercise In Group Form
Ana Kravanja & Samo Kutin, Cumulus Spores
Motorpsycho, The All Is One

2019, da recuperare: Pierre-Yves Macé, Rhapsodie Sur Fond Vert

Michele Giorgi

Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia e del distanziamento sociale, per gli amanti della musica sarà l’anno senza concerti. Il mio ultimo concerto pre-lockdown è stato il Questa È Roma , da lì – a parte un live di The Blues Against Youth – la musica è rimasta confinata nello stereo, per questo non posso che aprire la lista con dei live album che mi sono serviti a ricordare quanto fosse bello andare a vedermi i gruppi di persona, nella speranza di tornare a farlo quanto prima:

MORNE, Live At Roadburn
POWER TRIP, Live In Seattle (con dedica speciale al cantante Riley Gale, morto proprio in questo anno funesto)
TRIPTYKON WITH THE METROPOLE ORKEST, Requiem – Live At Roadburn 2019
VOIVOD, Lost Machine – Live (album che mi ha permesso anche di intervistarli)

Di sicuro, lo ricorderò anche come l’anno che mi ha fatto riavvicinare al death e al thrash grazie a:

BENEDICTION, Scriptures
GAMA BOMB, Sea Savage
MINDWARS, The Fourth Turning  
MR. BUNGLE, The Raging Wrath Of The Easter Bunny Demo
NECROT, Mortal

Per la serie nostalgia hc, non potrei mai lasciar fuori due nomi che mi riportano in maniera diretta o indiretta alla mia adolescenza:

CRO-MAGS, In The Beginning
FIELD DAY, Opposite Land

Infine, ci sono i nomi nuovi o comunque i dischi nuovi di nomi già conosciuti, che al solito elencherò in ordine alfabetico e che hanno saputo in qualche modo fornire una colonna sonora per tratti di questo strano anno:

CONSUMER, Consumer Ep
DEAFKIDS & PETBRICK
DOOL, Summerland
DRÖMSPELL, Barbarie Futura
ELM, The Wait
GNAW, Barking Orders
HUMAN IMPACT, Human Impact
INSECT ARK, The Vanishing
OBSIDIAN KINGDOM, Meat Machine
RUN THE JEWELS, RTJ4
SHORES OF NULL, Beyond The Shores (On Death And Dying)
TODAY IS THE DAY, No Good To Anyone

A parte e in chiusura vorrei aggiungere un terzetto che in qualche modo considero legato viste le interazioni e sovrapposizioni tra alcuni dei nomi coinvolti: Rope, The Love Supreme e Six Feet Tall, su cui prima o poi mi riprometto di tornare con un approfondimento per quell’unire puntini che è un po’ la nostra fissazione.

Al solito, una volta inviato in redazione mi ricorderò di dischi per me importantissimi che mi sono dimenticato di inserire, ma le liste sono così, le fai e dopo mezzora ne scriveresti una completamente diversa. Mi perdonerete…

Elena Raugei

Quando solo dire “best of 2020” suona come una bestemmia, visto e considerato l’anno che andiamo, si spera, ad archiviare, è un bel paradosso accingersi a scrivere un riepilogo di quanto di buono comunque c’è stato, almeno in ambito musicale. Le mie preferenze personali, tolta ormai ogni pretesa di rilevanza in senso assoluto, vanno a dischi – qui elencati in semplice ordine alfabetico – che hanno più o meno casualmente fatto da, ehm, perfetta colonna sonora ai mesi precedenti.
Parole in codice: apocalisse (raccontata in trance free jazz da Shabaka Hutchings & The Ancestors in We Are Sent Here By History, musicata in due atti dai Nine Inch Nails ambient-noise dello strumentale Ghosts V-VI), black lives matter (con il post-punk industrial degli Algiers, con l’r&b contemporaneo dei SAULT), decadenza (con una Marie Davidson in pausa dal dancefloor per passare a suo modo alla forma-canzone), misticismo (con i chiaroscuri motorik di Deradoorian in Find The Sun e l’isolamento di Nicolas Jarr nel nebbioso Cenizas), heavyness tra passato e presente (i Deftones che festeggiano White Pony e pubblicano Ohms), confronti con la Storia (gli Einstürzende Neubauten, al quarantennale di attività, che tirano i fili a Berlino in Alles In Allem), post-punk (quello metropolitano e post-umano di Jehnny Beth fuori dalle Savages in TO LOVE IS TO LIVE, quello sempre estraniato ma decisamente più classico dei Fontaines D.C. in A Hero’s Death), cupezza (il Jónsi in veste solistica dello spiazzante Shiver) e ovviamente spettralità (il retrofuturismo da camera di Agnes Obel confermato in Myopia), progetti paralleli in amicizia (dallo spleen dei Muzz al femminismo al vetriolo di Mr. Piss), corde di chitarra avveniristiche (Kaki King distopica in Modern Yesterdays, Noveller metafisica in Arrow), elettronica per crepuscoli emotivi (lo Scacco Matto di Lorenzo Senni), identità senza vincoli di genere (dall’alt-rock alieno di TORRES al raffinato mix pop-soul di Moses Sumney), fuga (nel Sacro Bosco con All Thoughts Fly di Anna von Hausswolff, oppure in un programma radiofonico immaginario con Magic Oneohtrix Point Never di Oneohtrix Point Never). Tutti in qualche modo, a loro modo, a interrogarsi sul destino individuale e collettivo della razza (dis)umana. Qualche risposta forse sugli schermi già nel 2021, chissà.

Algiers, There Is No Year
Marie Davidson, Renegade Breakdown
Deftones, Ohms
Deradoorian, Find The Sun
Einstürzende Neubauten, Alles In Allem
Fontaines D.C., A Hero’s Death
Shabaka Hutchings & The Ancestors, We Are Sent Here By History
Nicolas Jaar, Cenizas
Jehnny Beth, TO LOVE IS TO LIVE
Jónsi, Shiver
Kaki King, Modern Yesterdays
Mr. Piss, Self-Surgery
Muzz, Muzz
Nine Inch Nails, Ghosts V-VI
Noveller, Arrow
Agnes Obel, Myopia
Oneohtrix Point Never, Magic Oneohtrix Point Never
SAULT, UNTITLED (Black Is)
Lorenzo Senni, Scacco Matto
Moses Sumney, græ
TORRES, Silver Tongue
Anna von Hausswolff, All Thoughts Fly

Samuele Lepore

Nonostante nel corso del 2020 siano stati pubblicati diversi album in grado di distogliere la mia attenzione da ciò che stava accadendo attorno a me (e forse anche sottopelle), a impossessarsi delle mie emozioni è stato soprattutto Dream In Motion di Kirk Windstein. Tutti gli album inseriti (seguendo un ordine alfabetico) in questa lista hanno lenito o intensificato sensazioni inattese. In questi mesi di apatia non sono stato in grado di decifrare me stesso, eppure andando a rintracciare le note vissute durante le consuete passeggiate in solitaria per i boschi intorno alla città, ho potuto riconoscere la stessa persona di un tempo.

Roger Eno And Brian Eno, Mixing Colours
Glåsbird, Novaya Zemlya
God Dethroned, Illuminati
Golden Light, Sacred Colour Of The Source Of Light
Gryftigæn, Graven Til Måneåpenbaringer
Robert Haigh, Black Sarabande
Inferit, Diverge In The Absence Of Light
Jochen Tiberius Koch, Astoria
Bongeziwe Mabandla, Iimini
Alessandra Novaga, I Should Have Been A Gardener
Polaroid Notes, Home Diaries: Moonlight Sessions
Sinistral King, Serpent Uncoiling
David Toop, Apparition Paintings
Kirk Windstein, Dream In Motion
Zelienople, Hold You Up

Marco Borghesi

Mattina di Natale 2020, in un’ora abbastanza vuota da lasciar spazio all’oblio e alla memoria ripercorro a ritroso l’anno: musicalmente. Mattina santa di Natale piena di buoni propositi e di circostanze consuete. Prendo a prestito e copio un elenco arcinoto per limitare a 10 le mie scelte, per trarne suggerimenti e per esser certo di arrivare da qualche parte, per esempio alla fine della playlist.
1) Non avrai altro Dio fuori di me. Non avrai una luce tanto fulgida come quando tanti astri si congiungono sul piano inclinato dell’universo e lasciano cadere su di noi mortali polvere di stelle dimensionale. 2) Non nominare il nome di Dio invano. Non nominare proprio nulla. Taci. Lascia che i flutti ti trasportino alla deriva imbambolato sulle onde amniotiche. 3) Ricordati di santificare le feste. E di celebrarle con musiche leggiadre, intime, sognanti, organiche e catartiche. E di non dimenticare a casa il clarinetto. 4) Onora il padre e la madre. Ma anche il karma e il desiderio, l’ebbrezza e il ritmo, il languore e il deliquio, il battito e la pulsione. 5) Non uccidere. Mai. Nessuno. E difendi più di tutti coloro che vengono uccisi per un pigmento. 6) Non commettere atti impuri. Oppure commettendoli rendili puri, mescolali, distillali, trasportali altrove fino a farli divenire atti di gratitudine. 7) Non rubare. Hai già più di quanto ti serva. Hai un’anima sensuale e sinuosa che scivola splendida sul tempo. 8) Non dire falsa testimonianza. Ma confondi i generi, innalza il canto e intona preghiere sacre fino ad abbattere ogni menzogna. 9) Non desiderare la donna d’altri. Una madre da glorificare nel groove è quanto di più muliebre si possa desiderare. 10) Non desiderare la roba d’altri. Desidera ciò che è di tutti, come le parole di un profeta. Prendile e portale nel futuro.

1) Rob Mazurek Exploding Star Orchestra, Dimensional Stardust
2) Kim Myhr & Australian Art Orchestra, Vesper
3) Tara Clerkin Trio, Tara Clerkin Trio
4) Actress, Karma & Desire
5) Sault – Untitled (Black Is)
6) Alabaster DePlume, To Cy & Lee: Instrumentals Vol.1
7) Dawuna, Glass Lit Dream
8) Beverly Glenn-Copeland, Transmissions: The Music of Beverly Glenn-Copeland
9) Jeff Parker, Suite for Max Brown
10) Gil Scott-Heron, We’re New Again: a reimagining by Makaya McCraven

Daniele Zennaro

Il 2020 è stato un anno che difficilmente dimenticheremo, nel bene e nel male. I commenti negativi a riguardo preferisco lasciarli a chi ha avuto dei problemi seri a causa della situazione che tutti conosciamo (un 10% di quelli che non hanno fatto altro che lamentarsi da marzo scorso a questa parte). In maniera più che paradossale, proprio in un periodo più che particolare per la musica sono usciti molti dischi validi. I primi due di questa lista li ho persino presi quasi subito in vinile, cosa più unica che rara per me che di norma mi accorgo sempre delle cose fighe con qualche anno di ritardo. È quindi un elenco senza nessun “filler” (cosa molto tipica per le top 10): al primo posto il bellissimo album dei My Dying Bride (un ottimo modo per festeggiare il trentennale), seguito quasi a pari merito dai Revenge. Grandi differenze con il 2019: ben due dischi rap e l’esclusione di Rome che è passato dal fare un lavoro incredibile a uno che si poteva pure risparmiare.

My Dying Bride, The Ghost Of Orion
Revenge, Strike.Smother.Dehumanize
Run The Jewels, RTJ4
Malokarpatan, Krupinské Ohne
Head Of The Demon, Deadly Black Doom
Jon Hassell, Seeing Through Sound (Pentimento Vol 2)
Oranssi Pazuzu, Mestarin Kynsi 
Conway, From King To A God
Molassess, Through The Hollow
Internal Rot, Grieving Birth

(Anche se non l’ho messo nell’elenco, recuperatevi il nuovo Dark Quarterer che è notevole)

Pier Marco Turchetti

FRED HERSCH, Songs From Home (Palmetto Records)
L. VAN BEETHOVEN, Piano Sonatas opp. 106 & 111, Filippo Gorini, piano (Alpha-Outhere)
PIERRE BOULEZ, Le Marteau Sans Maître / B-Partita, Ensemble Orchestral Contemporain & Daniel Kawka (col legno)
STEFANO TRAVAGLINI, Monk. Fifteen Piano Reflections (Notami)
AGNES OBEL, Myopia (Deutsche Grammophon)
SEPULTURA, Quadra (nuclear blast)
NERO DI MARTE, Immoto (Season Of Mist)
GONZALO RUBALCABA & Aymée AYMÉE NUVIOLA, Viento y tiempo / Live at Blue Note Tokyo (Top Stop Music)
A. SCHNITTKE, Works for Violin and Piano, Alexey Botvinov, Daniel Hope (Deutsche Grammophon)
ANATROFOBIA, Canto Fermo (Wallace Records)

Fabrizio Garau

Ho già scritto l’altr’anno che odio le playlist. A istinto: Ulcerate, Emma e i Thou, i Deafkids coi Petbrick, …and Oceans (non avrei mai pensato di scriverlo nel 2020), Oranssi Pazuzu, Paradise Lost, Akhlys. Il nuovo disco di Massimo Pupillo (impressionante) e i cinque di Kevin Martin per quanto riguarda il lato “ambient” dei miei ascolti. Nomino anche Roly, che finalmente ho intervistato. Sorpresa del 2020? Kariti.