DESIDERII MARGINIS, Hypnosis

DESIDERII MARGINIS, Hypnosis

Qualche cenno biografico è doveroso: per chi non lo sapesse ancora, Desiderii Marginis è Johan Levin, svedese di passaporto e veterano della scena dark ambient, attivo cioè dai primissimi anni Novanta, da quando incontrò quell’oscuro personaggio chiamato Karmanik, il fondatore della storica Cold Meat Industry. Ho letto in un’intervista che “Hypnosis” è l’unione delle parole greche “Hypnos” (dio del sonno) e “Thanatos” (dio della morte), tanto che potremmo addirittura metterli come sottotitoli (stiamo parlando di un doppio cd). D’altronde le due divinità, essendo fratelli gemelli, erano ben che legate tra loro: in fin dei conti la morte può anche essere vista come un lungo sonno, no?

Rispetto alle sonorità minimali di Years Lend A Golden Charm (raccolta dei primi demo-tape uscita nel 2009) e quelli marziali e sacri di Songs Over Ruins del 1997, Levin si è evoluto con regolarità, aggiungendo poco per volta “concettualità”, geometrie più complesse e oscuri presagi post-apocalittici, come testimoniano anche alcune copertine: il ponte Carlo a Praga in rovina in That Which Is Tragic And Timeless è emblematico. Ho sempre pensato che dark ambient significhi sensazioni di ansia e inquietudine: se non ci sono, allora è altra cosa, insomma, quello di questo genere è un passaggio che deve travolgere e rendere impotenti. Nella prima metà di questo lavoro monumentale, di momenti tragici e nebbiosi ne ho sentiti pochi, ma questo non vuol dire che le tracce siano di scarsa fattura. Si percepiscono più aperture epiche (“Wake”) e più classicismi alla Raison D’Être (“Lazarus Palace”), nonostante qualche fantasmino cattivo che aleggi sempre (“Rain On Your Dreams”). Le immagini, della bruma che comincia a salire, della luce che lascia il posto all’oscurità, l’odore della decomposizione, la visione dei vermi che masticano le interiora putrefatte, si fanno vedere/sentire (meno male) nel secondo cd. “Monkey God”, ma soprattutto “Temple Of Andromeda”, vengono scaraventate sull’orlo di un precipizio infernale, camminano su territori post-mortem accompagnate dapprima da qualche rumore industriale, come di un’incudine elettrificata, poi attraverso rintocchi di campane (?) in lontananza: una sorta di angosciante litania “Dies Irae” o, se volete, un requiem mozartiano più rituale e irrequieto.

Hypnosis, tanto è lungo, sembra essere stato studiato come accompagnamento per qualche opera teatrale o addirittura concepito come colonna sonora. Qualcuno l’ha già fatto e anche con buoni risultati (vedi KTL). Chissà se Desiderii Marginis ha mai pensato di sonorizzare qualche silente e macabra pellicola anni Venti…

Tracklist

1-1. Black Feathers
1-2. Wake
1-3. Paralysis
1-4. Rain On Your Dreams
1-5. Night Slept On My Arm
1-6. The Ghost Box
1-7. Lazarus Palace
1-8. The Fog Closing In
2-1. The Monkey God
2-2. Unmasked
2-3. Endless Staircase
2-4. Drive
2-5. Temple Of Andromeda
2-6. The Dividing Wall
2-7. Bright Dead City