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DEMONOMANCY/WITCHCRAFT, Archaic Remnants Of The Numinous/At The Diabolus Hour

demonomancy

witchcraft

Per ingannare l’attesa che ci separa dal prossimo Nuclear War Now! Fest, l’etichetta americana fa uscire uno split tra due nomi della sua scuderia che questo novembre calcheranno i palchi del festival berlinese.

Sul lato A ci sono gli italiani Demonomancy. Provenienti da una Roma che non li ha mai considerati abbastanza, dal 2008 portano avanti il loro death/black imbevuto di Archgoat, Beherit, Profanatica e Incantation in una città che come al solito guarda da un’altra parte. Yosuke Konishi ha capito subito il loro potenziale, dando alle stampe un ep, Rites Of The Barbaric Demons, una demo (The Premonition) e un album, Throne Of Demonic Proselytism. Da quest’ultimo sono passati tre anni, in cui la band è stata attiva prevalentemente in sede live, in apparizioni isolate ma quasi tutte di alto livello (tra tutti il Martyrdoom Festival a New York, unica data negli Stati Uniti). Su questo split è l’ultima volta che suona la vecchia formazione (con Black Gods Triumph dietro le pelli e Sin Desecration al basso, ora sostituiti rispettivamente da A.Cutthroat dei Vesper e Herald Of The Outer Realm). Il primo pezzo dei due presenti, “Archaic Remnants Of The Numinous”, è molto più strutturato e lungo di quanto ci si possa aspettare dal terzetto. Basato sulle teorie di Carl Gustav Jung, pur con un riff portante molto semplice (con un ottimo finale marziale, con solo basso e batteria), risulta essere di grande impatto e ci dimostra come la band sia incredibilmente maturata nel corso degli anni. Il secondo è una cover dei mai troppo celebrati Goatlord, “Underground Church”, non così decadente quanto l’originale, presente su Reflections Of The Solstice, ma riproposta in una versione più compatta e incisiva. Se il livello è questo, allora le aspettative sul futuro dei Demonomancy sono alte.

Sull’altro lato troviamo i finlandesi Witchcraft. Da non confondersi con i retro-rockers svedesi di Magnus Pelander, propongono un black estremamente marcio e primordiale, molto devoto al verbo dei connazionali Beherit. Da queste tre canzoni qui presenti l’unica cosa che viene da pensare è che forse la devozione è anche troppa. I pezzi sono molto oscuri ma suonati abbastanza male e con poca inventiva. Il tutto suona molto gratuito e visto quanto i membri avevano già fatto con il loro gruppo precedente, i Black Feast (dei quali la NWN aveva pubblicato l’anno scorso una compilation delle demo, Larenuf Jubileum). Viene spontaneo scrivere che avrebbero potuto fare di meglio con un po’ di sforzo in più.

Questo split si divide tra la voglia dei primi di emergere e di non essere solo la classica band black/death tra le tante e quella dei secondi di mantenersi invece ben radicati nella tradizione. Saranno gli ascoltatori a decidere quale dei due lati apprezzeranno di più e chi andrà a Berlino quest’anno potrà poi vedere quanto questi due nomi rendano in sede live.