DEMIKHOV, Experimental Transplantation Of Vital Organs
È una nutrita cordata di etichette quella scesa in campo per tenere a battesimo il disco dei Demikhov, band di noise strumentale che prende il nome da un controverso scienziato russo pioniere dei trapianti di organi, ma anche folle sperimentatore di innesti chimerici su animali (tra cui il famigerato cane a due teste sopravvissuto per alcune ore dopo l’intervento). Proprio da questa mania per le sovrapposizioni tra esseri differenti sembra prendere vita la musica contenuta in Experimental Transplantation Of Vital Organs, una miscela instabile di suoni tesi allo spasimo e deformati, piegati all’interno di strutture noise-rock sghembe e acuminate come da manuale del perfetto manipolatore sonoro, con in più una deriva sperimentale che porta ai confini delle scene industrial. Del resto, ciò che funge da collante all’interno delle otto tracce è proprio la ricerca di un linguaggio che si spinga oltre la propria forma canonica e si frammenti in schegge impazzite, per poi tornare a ricomporsi in trame ossessive e lancinanti, ricche tanto di potenza quanto di pulsione iconoclasta. Tra improvvise esplosioni e momenti di calma apparente, riff destrutturati e sinuosi vortici di note estese, accelerazioni e rallentamenti improvvisi, i Demikhov costruiscono un album che ha la capacità di repellere e al contempo stuzzicare curiosità morbosa, proprio come i mostri creati dallo scienziato sovietico. L’accettazione di una simile proposta dipenderà esclusivamente dall’approccio dell’osservatore e dalla sua capacità di uscire dalle confortevoli convenzioni vigenti, sostenuto almeno in questo caso dalla certezza che le uniche vittime sono qui gli strumenti impugnati e non qualche ignaro essere vivente. Oltretutto, in più di un’occasione la band ci fa capire di aver ottimo gusto per la scelta dei suoni e perfetta padronanza del proprio armamentario, a dimostrare come ci sia un metodo ben preciso in tutta questa follia. Intriganti.