DEISON & UGGERI, In The Other House
Che cosa lega Matteo Uggeri e Cristiano Deison? L’appartenenza a questa specie di arcipelago ambient-sperimentale che c’è in Italia? Certo, ma io vedo anche l’intimismo. Entrambi i sound artist, infatti, da sempre si dimostrano molto introspettivi, specie se inseriti in un contesto come il nostro, in parte coperto dall’ombra più spaventosa dell’industrial. Non che non sappiano in determinate situazioni cambiare registro (pensiamo da dove arriva Deison), ma quando ho visto l’artwork di In The Other House, cioè sostanzialmente gli interni di un qualunque appartamento, con la tv accesa, i quadretti e i mobili anonimi, ho subito capito cosa avrei ascoltato una volta fatto partire il cd: un album in qualche modo dimesso, che ruota intorno alla quotidianità più deprimente, anche se con più d’una punta imprevista d’inquietudine, merito – ad esempio – dei campionamenti del violino di Franz Krostopovic, lavorati da Matteo. In queste tracce, insomma, non si trovano quelle atmosfere tutto sommato consolatorie di alcuni dischi degli Sparkle In Grey, così come – pur essendo il drone parte decisiva del tutto – non c’è solo il vagare tra sonno e veglia di Cristiano, come all’inizio di “Micro Drama (Kitchen)”, perché, intelligentemente, i due hanno provato a superare i rispettivi cliché, incrinando il loro sound, aprendo delle crepe nelle mura di quella casa, passando le unghie su qualche lavagna.
Nella presentazione asseriscono di non aver pianificato questa sorta di concept album, ma penso che tutti quelli che conoscono Deison e Uggeri – al netto delle positive sorprese di cui sopra – si aspettassero proprio un disco a tema e che il tema fosse più o meno questo: house music, ma non quella di Frankie Knuckles.