DEISON & MINGLE, Tiliaventum
Le prime civiltà nascono vicino a un fiume, questo lo insegnano sin dalle elementari. Qui il Tagliamento/Tiliaventum è quasi un soggetto più che un oggetto (non è difficile divinizzare/umanizzare un fiume, lo fanno appunto anche studiare), continuamente in mutazione, ma continuamente riconoscibile, testimone di tante storie e leggende, alcune belle, altre molto tristi. Del Tagliamento raccontano anzitutto Deison, che vive lì vicino, e Mingle, ma anche altri nomi più o meno friulani che conosciamo, ad esempio Jestern, i due Haunting Green e i due All My Faith Lost portano contributi sonori alla storia. L’album è molto sobrio, misurato: drone, loop, qualche provvidenziale, malinconico, accenno di melodia, pochi battiti. Deison & Mingle si avvicinano al fiume con rispetto e non ne danno un’immagine solare, positiva, ne colgono piuttosto i tratti soprannaturali (“Agane”, che a seconda delle leggende possono essere ninfe o spettri), di ostilità e pericolosità (“La Piena”, come logico, li vede più aggressivi e cupi, e non si tratta dell’unica occasione in cui questo accade). Anche il testo contenuto nel libretto menziona vicende tragiche, nonostante chi lo ha scritto (Sandra Tonizzo, ideatrice del progetto) non può alla fine affermare di trovare respingente questo corso d’acqua. Interessante “Ajar E Aghe” (“aria e acqua”), un pezzo cantato da Anna Comand, non la prima incursione di Cristiano e Andrea su questi territori: sarebbe quasi da cominciare a pensare a un disco che abbia sempre la voce. Del resto adesso la vera sfida per loro, ora che è stato raggiunto un discreto numero di dischi insieme, è fare qualcosa di un po’ diverso, ma bello come in passato.
Tiliaventum è uscito da mesi, è già stato molto apprezzato dalle solite riviste, ma mi andava di recuperarlo, anche per completezza, dato che abbiamo seguito passo dopo passo questa joint-venture. Magari oggi ha guadagnato un ascoltatore in più.