DEISON & MINGLE, Everything Collapse(d) [+ full album stream]
I’ve worked hard all my life /
Money slips through my hands /
My face in the mirror tells me /
It’s no surprise that I’m /
pushing the stone up the hill /
of failure
In chiusura di Everything Collapse(d) c’è la cover sorprendente di “Failure” degli Swans, come se i due autori lasciassero al signor Michael Gira la postfazione del loro libro, quindi una possibile chiave interpretativa a chi ascolta e un assist a chi scrive per creare subito il mood adatto con una citazione. Per inciso, a Daniele Santagiuliana, chiamato a interpretare il Gigante, non trema la voce.
Abbiamo già incontrato Cristiano Deison e Andrea Gastaldello (Mingle) lungo la strada. Il primo sembra aver fatto delle collaborazioni la propria raison d’être musicale (e i risultati lo premiano), il secondo – assieme ad Andrea Faccioli – ci ha stupito lo scorso anno con Dissangue, un disco aspro e rugginoso.
Everything Collapse(d) è una possibile sintesi delle capacità dei due sound artist italiani. L’album vive in una zona a metà tra sonno e veglia, che è il territorio dove Deison di solito viene a darci la caccia (sentire Night Sessions e Quiet Rooms). In questo contesto, gli interventi minimali di piano (quindi Gastaldello) colorano di malinconia l’insieme e lasciano come una sensazione di smarrimento. Altro aspetto significativo è la punteggiatura ritmica, somigliante talvolta al glitch, talvolta a qualcosa di più industrial, che spesso conferisce Everything Collapse(d) una certa spigolosità, spingendo l’ascoltatore attraverso l’ambiente immaginario creato dai due e sottraendogli ancora un po’ di luce, anche quando si tratta di quella fredda d’una stanza d’ospedale.
Un disco che lascia un’impronta riconoscibile e brucia il nostro spleen per alimentare il proprio sound, permettendo di fatto la più classica delle catarsi. A quante persone arriverà? Il fatto che stia sul catalogo Aagoo dovrebbe consentirgli di finire anzitutto negli stereo giusti, ma soprattutto di raggiungerne più di qualcuno anche fuori dall’Italia. Buona fortuna, ma non ce n’è bisogno.
Aggiornamento del 22/4/2014: come ci è stato fatto giustamente notare, lo streaming qua sotto, messo per un po’ a disposizione dall’etichetta, non termina con “Failure”, che su album parte dopo la fine di “Static Inertia” come la più classica delle ghost-tracks. Qualcuno evidentemente sapeva che ci saremmo inscimmiati tutti con quella cover e per ora l’unico modo di sentirla è prendersi il disco. Diavolo d’una Aagoo!